Nel XIX secolo cambia il rapporto fra donne e religione: abbandonata dagli uomini che si modernizzano e scelgono la ragione e la scienza, la sfera religiosa diventa spazio privilegiato dell’azione femminile. Nella Chiesa cattolica le donne sono le uniche alleate sicure della gerarchia e la sopravvivenza dell’istituzione ecclesiastica deve molto alla loro iniziativa e alla loro capacità di rispondere, con le congregazioni di vita attiva, ai bisogni delle società che si stanno industrializzando. Fondatrici di scuole, orfanotrofi, ospedali, le suore contribuiscono a rendere meno duro il passaggio dalla campagna alle città e al tempo stesso contribuiscono a mantenere il legame con l’identità religiosa. Fino alla prima guerra mondiale, le suore di vita attiva sono all’avanguardia dell’emancipazione femminile: viaggiano, amministrano somme ingenti e fondano imperi imprenditoriali.
Il peso della presenza femminile, che si rafforza anche sul piano simbolico – con l’accentuarsi della devozione mariana e l’aumento di beatificazioni e canonizzazioni di donne – cresce costantemente nell’età contemporanea fino ad arrivare, oggi, a una netta prevalenza nella vita religiosa (le religiose costituiscono i due terzi del numero complessivo dei religiosi cattolici).
Ma le donne, sia come leaders sia come immagine simbolica, dominano anche i movimenti esoterici che durante il XIX secolo nascono in contrapposizione alla religione cristiana, colorando di spiritualismo i movimenti emancipazionisti e intrecciandosi, in qualche caso, persino alla devozione mariana. Dal momento che la religione viene considerata il regno dell’irrazionale, della tradizione e della memoria, a torto queste presenze non vengono considerate “moderne” ma piuttosto segno della difficoltà femminile ad aderire alla cultura moderna.
Riferimenti Bibliografici
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