L’opera è costituita da una proiezione video in ambiente appositamente allestito. Il video risulta dall’assemblaggio di materiale tratto da fotografie, cortometraggi e video riguardanti la vita dell’autore e di materiale prodotto per l’occasione. Il lavoro potrebbe essere visto come un commento ad una frase del monaco giapponese del XIV secolo Kenkō: “La bellezza della vita sta nella sua fragilità”.
Franco Vaccari nasce a Modena nel 1936; compie studi ad indirizzo scientifico laureandosi in Fisica.
Esordisce in campo artistico come poeta visivo. Particolarmente significativi della sua successiva evoluzione sono il titolo del suo libro del 1966 – Le tracce – e l’uso che in esso fa della fotografia per presentare i graffiti come poesia anonima.
Il tema della traccia e il mezzo fotografico sono due costanti che attraversano tutto il suo lavoro. Vaccari non usa la fotografia per produrre immagini mimetiche, analogiche, ma come impronta di una presenza, come segnale, sintomo, traccia fisica, appunto, di un esserci: un’impronta che ricava il proprio senso del rapporto esistenziale, spesso opaco, che l’unisce a ciò che l’ha provocata.
Emblematica rimane, a questo proposito, la sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1972, dove realizza la quarta di quelle che lui stesso ha definito “Esposizioni in tempo reale”: in una sala spoglia era semplicemente collocata una cabina photomaton e un scritta plurilingue invitava i visitatori: “Lascia una traccia del tuo passaggio”.
La collocazione del suo lavoro artistico risulta tangente a diverse aree, ma quella che, forse, ne esprime meglio il senso è il Concettualismo. In particolare gli viene riconosciuta la paternità del concetto di “Esposizione in tempo reale”, da lui esplorata sia da un punto di vista teorico che operativo.
Vaccari ha sempre accompagnato l’attività artistica con la riflessione teorica pubblicando, fra gli altri, Duchamp e l’occultamento del lavoro (1978) e Fotografia e inconscio tecnologico (1979); quest’ultimo è stato considerato “il più importante contributo italiano all’attuale dibattito sulla fotografia” (A. Colombo, “Panorama”, 24 ottobre 1983).
Alla Biennale di Venezia parteciperà ancora con sale personali nel 1980 e nel 1993. Tra le altre numerosissime esposizioni, si segnala la mostra antologica tenuta nel 1984 al Museum Moderner Kunst di Vienna.