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Il ritorno del “bene comune” nella retorica politica e filosofica è determinato dalla crisi di quella promessa che ha animato lo sviluppo del sistema politico-economico moderno: ossia che non sarebbe l’osservanza morale delle virtù individuali a portare alla maggiore “felicità pubblica”, ma l’inseguimento degli interessi individuali e al limite egoistici. Secondo la teoria della “mano invisibile” di Adam Smith, il mercato libero è quello strumento sorprendente che trasforma l’esaltazione dell’interesse proprio per il profitto individuale nel beneficio maggiore di tutti. Il concetto di “bene” viene ridotto, in questo modo, al mero “bene individuale” e al limite all'”interesse”. La prima caratteristica di questi beni individuali è che creano una situazione sociale di concorrenza ed esclusione reciproca tra gli individui.
Secondo l’etica sociale cristiana, tale individualismo o liberismo ha portato all’erosione dei valori e delle virtù individuali nella società. Al fondamento della crisi attuale sta quindi una crisi etica, che non riconosce più l’esistenza di beni che possono essere raggiunti solo da tutti insieme, se si comprende che possono realizzarsi solo insieme agli altri, mai contro di essi: quindi tramite una limitazione degli interessi individuali nel rispetto del legame sociale con gli altri. Questi beni sono di natura inclusiva e perciò formano il “bene comune”. L’enfasi sul “bene comune” mira quindi alla rivalutazione della dimensione sociale, della solidarietà, e quindi dell’importanza della politica nei confronti del primato dell'”economico”. Essa giustifica un allargamento della politica sociale redistributiva al fine di restringere gli spazi del mercato libero.
L’etica sociale cristiana riconosce, però, che qualsiasi discorso sul “bene comune”, per non distruggere la libertà degli individui (la quale a livello basale si esprime sempre come “libertà economica”), deve includere e rispettare in maniera virtuosa anche gli “interessi individuali” legittimi. Per questo, essa dimostra tante somiglianze con il modello dell'”economia sociale di mercato” che ricongiunge il libero mercato, dove regnano gli “interessi individuali”, con la redistribuzione sociale in un modello dell'”ordinamento sociale secondo la giustizia e il bene comune”. Viene realizzata così in un modello sociale l’idea cristiana di “persona” che si oppone sia all’individualismo che al collettivismo e che solo così riesce a conciliare la libertà individuale con il bene comune. Il “bene comune”, in questa prospettiva, è (1) la realizzazione della persona e (2) quell’ordinamento politico-giuridico (lo “Stato di diritto”) che consente tale realizzazione.
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
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