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A un primo e immediato sguardo, la prospettiva di papa Bergoglio sembrerebbe porsi all’incrocio di due approcci; quello francescano che è certo più marcato ed evidente, ma anche quello gesuitico-teilhardiano (cfr. n. 53 della Laudato si’). L’approccio francescano – ed è volutamente esplicito ed immediato, fin dal titolo, il riferimento al Cantico di Frate Sole – si concentra su un san Francesco visto come colui in cui «si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore» (n. 10).
San Francesco si pone con un afflato umanistico (cioè di fraternità e sororità) nei confronti della natura, guardando alla sua origine, cioè alla Creazione: «E tutte le creature appellava fratelli e sorelle, dicendo che tutti abbiamo un cominciamento da un medesimo Creatore e Padre» (san Bonaventura, Vita Beati Francisci). È, dunque, vedendo tutta la realtà naturale nell’ordine della creazione – secondo un respiro biblico – che san Francesco sente palpitare in essa il cuore divino. Non si tratta, ovviamente, di panteismo: bensì di una relazione soggettivamente panenteista, che cioè crede nella trascendenza di Dio, ma lo sente anche presente e latente in tutta la Creazione (sfuggendo così a laceranti forme di dualismo, tendenti a svalutare materia, corporeità e physis quasi fossero in sé negative e peccaminose, come nelle eresie di tipo manicheo e negli approcci gnostici e, oggi, neognostici). Non è tanto, si badi, un’antropomorfizzazione della natura, quanto un riflettersi, in san Francesco, del Cristo Buon Pastore universale e perciò una vera evangelizzazione in Cristo, quasi in un battesimo cristo-cosmico, che renda ogni esistenza naturaliter cristiana. (…)
L’approccio teilhardiano ha una modulazione diversa: guarda più alla fine che all’origine; è più nell’ordine escatologico della Salvezza che in quello della creazione. Già soltanto sul piano naturale Teilhard de Chardin si impone con una visione lunga «trasportandoci con l’immaginazione, non già questa volta un milione d’anni indietro, ma un milione d’anni in avanti, attraverso il divenire cosmico» (Il fenomeno cristiano). Egli era un presbitero e un gesuita, ma anche uno scienziato, geologo, paleontologo, paleoantropologo. Materia e spirito non gli apparivano come due realtà separate, ma come due facce di una stessa stoffa cosmica. Vedeva dunque l’universo in evoluzione: un’evoluzione in avanti (crescendo in complessità nel tempo, attraverso un’energia tangenziale) e un’evoluzione in alto (crescendo psichicamente verso la coscienza e l’autocoscienza, attraverso un’energia radiale). Ecco, allora, la sua ipotesi, razionale e scientifica, di un Punto-Omega, termine ultimo e universale, polo permanente di attrazione di tutta la natura nella sua evoluzione in avanti e in alto. E però egli identificava, da scienziato e da mistico, il Punto Omega della scienza con il Cristo cosmico della Rivelazione e della fede: un Cristo-Omega che regge l’universo in moto, con il passo della “amorizzazione”. (…)
Nella sua Enciclica, papa Bergoglio sviluppa ora questa sintesi dei due approcci come appello a un cambiamento culturale e politico profondo che ribalti l’attuale modello di sviluppo: «Molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici. Ma molti sintomi indicano che questi effetti potranno essere sempre peggiori se continuiamo con gli attuali modelli di produzione e di consumo» (n. 26, ma cfr. anche n. 138 e nn. 193-194). «La cura degli ecosistemi richiede uno sguardo che vada aldilà dell’immediato, perché quando si cerca solo un profitto economico rapido e facile, a nessuno interessa veramente la loro preservazione. Ma il costo dei danni provocati dall’incuria egoistica è di gran lunga più elevato del beneficio economico che si può ottenere» (n. 36). «Ma oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri» (n. 49).
(da F. De Giorgi, Per una ecologia integrale, in Papa Francesco, Laudato si’. Sulla cura della casa comune, Brescia, Editrice La Scuola, 2015, pp. 175-180)*
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
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