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Se c’è un postulato indiscusso nel dibattito contemporaneo, esso riguarda il valore universalmente conferito alla categoria di persona. Che ci si riferisca agli ambiti della filosofia e della teologia, oppure a quelli, più specializzati, del diritto e della bioetica, essa resta la fonte di legittimazione per ogni discorso ‘teoreticamente corretto’. Non si tratta di un’opzione concettualmente elaborata, ma di un’evidenza che sembra non aver bisogno di ulteriori dimostrazioni […]. Ma le cose stanno veramente in questo modo? Basta una rapida occhiata al panorama mondiale per sollevare più di un dubbio in proposito. Il numero crescente di morti per fame, guerra, malattie epidemiche è ampiamente espressivo del grado di ineffettualità di quelli che sono stati chiamati diritti umani. Se con questo termine si voleva alludere all’ingresso dell’intera vita umana nel cerchio protettivo del diritto, si è costretti ad ammettere che oggi nessun diritto è meno garantito di quello alla vita. Come mai? Da dove origina questa divaricazione crescente tra enunciazione di principio e pratica effettiva proprio nel momento in cui l’idea di inviolabilità della persona umana è divenuta la stella polare di tutte le filosofie sociali di ispirazione democratica? Non doveva, la categoria della persona, costituire il punto di definitiva giuntura tra diritto e vita, soggettività e corpo, forma ed esistenza? Naturalmente si può sempre rispondere – come spesso si fa – che essa non è abbastanza estesa da produrre gli effetti desiderati. Che la sua affermazione resta parziale sul piano della quantità e approssimativa su quello della qualità. Che per quanto annunciata, invocata, stampata su tutte le bandiere, l’idea di persona non è ancora saldamente insediata al cuore delle relazioni interumane. La mia risposta va in una direzione diversa, se non opposta e affaccia l’ipotesi, più inquietante, che il sostanziale fallimento dei diritti umani – la mancata ricomposizione tra diritto e vita – abbia luogo non nonostante, ma in ragione dell’affermarsi dell’ideologia della persona. Che esso vada concettualmente ricondotto non alla sua limitatezza, ma alla sua espansione.
(da R. Esposito, Terza persona, Torino, Einaudi, 2007, pp. 3, 7-8)*
Riferimenti Bibliografici
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