Se nel terziario avanzato nessuno può sentirti urlare, gli spazi siderali a confronto sembrano un luogo relativamente accogliente.
Meno pessimista di William Gibson e più ironico di Kurt Vonnegut, nei suoi 49 anni sulla Terra, Douglas Adams si è laureato in letteratura inglese a Cambridge ed è stato sceneggiatore della serie televisiva “Doctor Who” finchè nel 1978 la BBC ha trasmesso per la prima volta una sua insolita commedia radiofonica, la “Guida galattica per gli autostoppisti”. Qui Adams racconta la peripezie spaziali dell’autostoppista Arthur Dent dopo la distruzione del pianeta Terra, dando inizio ad un’odissea fantascientifico-demenziale di successo interplanetario, che diventerà via via un libro, una pièce, un audiolibro, un musical, un disco, una suite jazz, un fumetto.
Douglas Adams è il primo profeta della fantascienza a rendersi conto che l’universo è capace di sense of humour. Dichiarando di ispirarsi a P.G. Wodehouse e ai Monty Python, ma anche a Kubrick e a Bach, combina la fantascienza con uno stile burlesco e paradossale, prendendo in giro gli stereotipi cult del genere e ironizza su alieni e turisti spaziali, traduttori universali e viaggi più veloci della luce, imperi galattici e robot, insinuando il dubbio che “la Vita, l’Universo e Tuttoquanto” non siano poi da prendere troppo sul serio. Grazie alla propulsione a “impossibilità infinita” tutti i mondi sono raggiungibili e non c’è il rischio di sbagliare strada, perché in ogni caso: “la Guida Galattica è infallibile. È la realtà, spesso, ad essere imperfetta”.
L’incontro con Stefano Benni si terrà presso il Teatro Storchi.