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La Conferenza episcopale italiana è una macchina tenuta in piedi dal versamento dell’otto per mille, come ha ammesso lo stesso cardinale Ruini: «Gli interessi bancari prodotti dall’otto per mille vengono utilizzati soprattutto per coprire il funzionamento degli uffici della Cei», ha dichiarato nella tradizionale conferenza stampa di metà maggio in cui la Cei rende pubblico l’ammontare delle entrate. Nel 2006 come conguaglio del 2003 sono arrivati nelle casse della Chiesa italiana 929.942.977 euro: quattrocento milioni se ne vanno in esigenze di culto e pastorale, 195 milioni in opere di carità per le diocesi e per il Terzo Mondo, il resto (315 milioni di euro) per il sostentamento del clero, lo stipendio dei preti.
L’anno d’oro fu il 2002: 908 milioni di euro, oltre 145 milioni in più rispetto all’anno precedente, l’88 per cento degli italiani che avevano compiuto la scelta di mettere una firma per la Chiesa cattolica. L’anno dopo fu superato il miliardo. Poi, lentamente, il gettito è sceso. Tra il 2005 e il 2006 la somma versata risulta inferiore all’anno precedente di 54 milioni di euro. Tra gli enti finanziati ci sono la Caritas, Sant’Egidio, la fondazione Antiusura, il progetto Policoro della diocesi di Locri che si occupa di formare i giovani disoccupati in terra di Calabria. E poi i restauri delle chiese e l’emergenza Tsunami, la carestia delle Opere, la Comunità di San Patrignano, i centri di aiuto alla vita, i centri per la regolazione della fertilità, il Movimento per la vita, il Forum delle associazioni familiari.[…]
Per quanto riguarda Cl, dal 22 febbraio 2005 il suo cammino è cambiato. Da quel giorno non c’è più don Giussani a indicare la strada, i discepoli sono costretti ad avanzare da soli. Non sono più accusati di essere al soldo della Cia, come avveniva negli anni Settanta, nessuno li chiama più guardie bianche, Comunione e Lacerazione, «figli di Maria, del papa e della Cia», come scrissere sui muri gli assaltatori in tenuta militare alla sede della casa editrice Jaca Book a Milano, in via Aurelio Saffi, nel 1976. Oggi godono di buona stampa. Imprenditori, banchieri, politici e intellettuali fanno a gara per essere ospitati nel Meeting di fine estate a Rimini. Insomma, al pari dei loro coetanei di altre ispirazioni e altre ideologie, hanno raggiunto il potere. Anzi, sono il potere. Nella società italiana e nelle Chiesa.[…]
La grande novità della Chiesa del Duemila sono i movimenti nati appena prima o subito dopo il Concilio, cresciuti a dismisura durante il pontificato di papa Wojtyla. L’Opus Dei è la realtà più antica, la più consolidata. Dal punto di vista giuridico l’Opus è una prelatura personale del papa, con un vescovo delegato a rappresentarlo. Un potere enorme, senza controllo, che ha attirato la curiosità dello scrittore Dan Brown, e non solo. Il numero ufficiale degli aderenti è da tempo fermo a quota 80.000, i preti sono solo 1700, ma l’Obra non ne fa un problema: la sua influenza in Vaticano è aumentata dopo la canonizzazione a tempo record di sant’Escrivà. Nell’ultimo conclave, per la prima volta, l’Opus ha partecipato con due rappresentanti, il cardinale di curia Juliàn Herranz e l’arcivescovo peruviano Juan Luis Cipriani Thorme. Prossima tappa, la beatificazione del successore di Escrivà, monsignor Alvaro del Portillo. La causa è già stata avviata: come i grandi ordini medievali, l’Opus punta ad avere i suoi santi da venerare. La politica sembra interessare poco, almeno in apparenza: alle ultime elezioni è uscito dal parlamento lo storico rappresentante Alberto Michelini. Al suo posto, però, c’è la new entry Paola Binetti, senatrice della Margherita, docente al campus Biomedico di Roma, la facoltà di Medicina dell’Opera, che tutte le sere torna a dormire in una residenza dell’Opus.
I focolarini in senso stretto sono solo seimila, ma con i simpatizzanti raggiungono i due milioni in 198 paesi del mondo. Il nucleo sono i Focolari, gruppi di vita in comune composti da sole donne o da soli uomini con voto di castità. Le coppie sposate possono aderire separandosi: lui nel gruppo maschile, lei in quello femminile. A fondare il movimento è stata la trentina Chiara Lubich. Padre socialista e fratello comunista, la Lubich ha la prima illuminazione a 19 anni, a Loreto: visita la santa casa di Nazareth e si immagina alla testa di un corteo di vergini come Maria e san Giuseppe. Nel 1943, a Trento, riceve la chiamata di Dio. Nel 1949, sulle Dolomiti, ha altre visioni celesti. Certo, è una grande organizzatrice. Ha già ottenuto da papa Wojtyla la promessa che a guidare il movimento sarà sempre una donna. A Loppiano, nel Chianti, c’è il cuore del movimento focolarino. «Città fatata, goccia di paradiso scivolata fra le nuvole sulla terra», la definisce Silvana Veronesi, una delle prime discepole di Chiara Lubich. Loppiano è il mondo nuovo sognato dai focolarini, come era prima del peccato originale. Hanno lanciato un nuovo modello economico, «l’economia di comunione»: un terzo dei profitti all’azienda, un terzo ai poveri, un terzo all’Opus Mariae, come si chiama ufficialmente il movimento dei Focolari.
(da M. Damilano, Il partito di Dio. La nuova galassia dei cattolici italiani, Einaudi, Torino, 2006, pp. 67, 94, 100, 102-103*).
Riferimenti Bibliografici
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.