Gli spazi espositivi dei Musei Civici diventano teatro di un viaggio altamente evocativo alla scoperta del mito della Sirena, essere dalle ibride sembianze che da sempre dimora nell’immaginario collettivo arricchendosi di nuove forme e significati. Un crescendo di suggestioni letterarie e sonore, ma anche di immagini prelevate dal mondo dell’arte, guideranno lo spettatore nella stanza della
Sirena. L’atmosfera ottocentesca del museo delle
curiosités, alla quale rimanda la piccola sirena dei Musei Civici, sarà accostata al surrealismo scenografico di
The mermaid, cortometraggio del 1904 nato dalla magia inventiva del regista francese Georges Méliès (1865-1938).
«Quando il primo direttore del Museo, Carlo Boni, nel suo rapporto di direzione per il 1875-76 ricorda la donazione della piccola sirena da parte del nobiluomo modenese Pietro Sghedoni la descrive come “ imitazione, forse fatta da mano indiana del noto mostro favoleggiato dai nostri poeti classici e naturalisti poeti” dimostrando di essere pienamente consapevole di avere a che fare con un manufatto creato dall’uomo. D’altra parte il processo di evoluzione delle specie spiegato da Darwin non lasciava spazio ormai a congetture e fantasticherie sull’esistenza di animali dalle sembianze umane e la presenza di una sirena in un museo di stampo prettamente positivista va quindi letta semmai come un atto quasi nostalgico di salvaguardia di una testimonianza storica, se non addirittura come una anticipazione di certe forme di eclettismo fin-de-siècle. Una fotografia di piccolo formato che la immortala come una “signora in posa” nell’ovale tipico delle carte de visite reca il cartiglio del fotografo parigino C. Lebert di Rue de Sevres 21, non lasciando adito a dubbi sulla sua provenienza dal mercato antiquario francese. La piccola sirena arriva a Modena attorno alla metà degli anni ‘70 dell’Ottocento corredata, a guisa di certificato di autenticità, di ritagli di giornale degli anni ‘20 e ‘30 che riportano notizie di avvistamenti e recuperi di esseri simili al nord della Cina e nel mar di Marmara. Forse c’era da parte di chi l’aveva venduta l’intenzione di convincere sulla reale esistenza di queste creature o, più verosimilmente, di rievocare il clima che aveva portato, verso la metà del secolo, ad una vera e propria esplosione di interesse per questi piccoli ibridi con sembianze umane.
Ad alimentare la curiosità nei confronti di queste creature aveva contribuito in modo determinante Phineas Tylor Barnum (1810-1891), il geniale inventore dei musei popolari americani, luoghi di intrattenimento a basso costo che proponevano con intenti ludici e nel contempo educativi esposizioni di rarità, spettacoli dal vivo con personaggi viventi (giganti, nani, albini, ventriloqui) e animali ammaestrati, qualche diorama e una grande quantità di “sofisticati androidi”. Agli inizi degli anni ’40 Barnum era entrato in possesso di un esemplare di sirena molto simile a quello del Museo di Modena, che si diceva fosse stato recuperato in Cina da un marinaio e che già negli anni ’20 era stato esposto al pubblico in un caffè londinese. Pienamente consapevole di avere fra le mani un falso, ma deciso a fare della piccola sirena una star del suo museo, Barnum, facendo leva sulla credulità popolare, architettò uno strabiliante lancio pubblicitario assolutamente all’avanguardia per quei tempi: istruì il suo assistente affinché nei panni di un sedicente Dr. Griffin del Liceo di Storia Naturale di Londra si registrasse in un hotel di Philadelphia, dove in tutta segretezza avrebbe mostrato al direttore dell’albergo la “piccola sirena” descrivendola come un raro esemplare recuperato alle isole Figi e da lui acquistato in Cina per il suo liceo. Di lì a poco la notizia sarebbe rimbalzata sul New York Herald e su altri autorevoli testate dell’East Coast e nel 1842 la “sirena delle Figi” (Feejee Mermaid), presentata al pubblico dal’autorevole Dr. Griffin come l’anello di congiunzione fra l’uomo e il pesce, fece registrare al museo Barnum un vero e proprio record di incassi.
Sulla scia del successo della sirena del museo Barnum, si generò un vero e proprio commercio di questi esemplari, realizzati unendo alla coda di un pesce componenti di vari animali (piccole scimmie, uccelli) o porzioni in cartapesta per riprodurre le diverse parti del corpo. E’ possibile che ad una iniziale produzione di questi ibridi artificiali in estremo oriente si fosse affiancata una produzione quasi seriale sia in Europa che in America da parte di tassidermisti locali che lavoravano su commissione per rispondere alla domanda di musei e produttori di spettacoli dal vivo.
Nella seconda metà dell’Ottocento, in parallelo al progressivo declino di queste forme di divertimento, anche la fama delle piccole sirene viene lentamente scemando. A cavallo del secolo, quando ormai la maggior parte degli esemplari in circolazione era entrata a far parte di musei e collezioni pubbliche o private, cominciano ad affermarsi modalità nuove di intrattenimento del pubblico con l’introduzione dei primi film in bianco e nero. A questo passaggio si intende alludere con l’installazione proposta dai Musei Civici che accosta all’atmosfera del museo Barnum e alla corporeità ambigua del piccolo ibrido artificiale il surrealismo scenografico creato dalla bacchetta magica di George Meliés.»
Da martedì 19 a venerdì 22 settembre: 9.00 – 12.00
Sabato 23 e domenica 24 settembre: 10.00-13.00 ; 16.00-19.00
Ingresso gratuito
info: 059/2033100-101