1. Separazione dello spazio dal luogo come tratto saliente della modernità. Termini che bisogna tenere distinti, anche se si tende a considerarli sinonimi. Il luogo si riferisce infatti all’idea di località, all’ambiente fisico della vita sociale geograficamente situata. Mentre nelle società premoderne la dimensione spaziale della vita sociale si concretizza in attività localizzate, che richiedono cioè la “presenza”, l’avvento della modernità, separando lo spazio dal luogo, favorisce rapporti tra persone “assenti”, cioè distanti da situazioni di relazioni “faccia a faccia”.
2. Quella che si è soliti denominare globalizzazione rappresenta l’intensificazione di relazioni sociali mondiali che collegano tra loro località distanti in modo che gli eventi locali vengono modellati da eventi che si verificano in località molto distanti. Anche il “locale” nella percezione di coloro che lo vivono, non può più semplicemente essere visto come la spontanea e naturale espressione originantesi da quella comunità. In questo senso il locale diventa fantasmagorico. Cioè, letteralmente, condivide la natura incorporea di entità “tirate fuori” dal loro contesto originario ma che a quel contesto continuano a riferirsi per trarre senso.
3. La vita sociale, anche nelle sue dimensioni più personali, è connaturata a eventi, sentimenti, competenze e relazioni di più ampio raggio. Anzi di questi si alimenta, non per negarsi, ma per riproporsi in forme inedite. La fiducia, ad esempio, che in epoca precedente era “data” in quanto istituzionalizzata, per così dire, nelle relazioni di censo, di vicinato, di organizzazione gerarchica dello stato e della cultura, diventa oggi sempre più un “progetto” al quae i soggetti sono chiamati a lavorare.
Le identità si costruiscono dunque nella capacità di coniugare le reti corte di relazioni di socialità con quelle lunghe che i processi di globalizzazione impongono. Vengono meno le forme della socialità che storicamente si sono attagliate alla categoria di massa. Mentre si diffondono sentimenti “spaesanti” di appartenenza ad una moltitudine indistinta dalla quale si vuole fuggire e nei confronti della quale diverse sono le forme di reazione.
5. Reazioni alla moltitudine: riscoperta o invenzione delle identità locali; gratuità e solidarismo nell'”associazionismo altruistico”, recupero-difesa-riuso di spazi urbani (comitati di cittadini, Centri sociali autogestiti, iniziative civiche,…), ricerca di competitività aziendale e territoriale su scala globale,…
La società globale, la mondializzazione dell’economia depotenziano il «sociale-storico». Viene meno quel rapporto tra evoluzione storica dell’essere in comune e il formarsi di modelli sociali, di società della lunga durata, prodotte dalle lente derive della storia, caratterizzate da specificità «locali», che prendevano forma nelle identità di popoli e di nazioni, nella territorializzazione. Il depotenziamento del «sociale-storico» pone la deterritorializzazione come carattere distintivo del non ancora, con il suo bagaglio di spaesamento e sradicamento del soggetto.
Uno dei caratteri salienti della deterritorializzazione è definito dalla separazione dello spazio dal luogo. Non è più una dimensione spaziale della vita sociale che si concretizza in attività localizzate, che richiedono cioè la «presenza». Il non ancora, separando lo spazio dal luogo, favorisce il rapporto tra persone «assenti», tra le quali non vi sono relazioni «faccia a faccia». (…) La società globale si sostanzia nell’intensificarsi delle relazioni sociali mondiali che collegano tra loro luoghi distanti così che gli eventi locali sono modellati direttamente, istantaneamente, da altri eventi che si verificano in altri luoghi: altrove.
In questo processo glocale, il luogo – uno spazio dell’attraversamento intriso di globale e di locale- non diventa più evanescente o più indistinto; anzi per coloro che lo vivono, può rimanere altamente significativo, ma poi essere influenzato da fattori esogeni: non è più possibile pensarlo, sentirlo, interpretarlo come entità a sé.
(da Aldo Bonomi, Il trionfo della moltitudine, Torino, Bollati Boringhieri, 1996, pp. 24-26)
Riferimenti Bibliografici
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- Gruppo di Lisbona, I limiti della competitività, a cura di R. Petrella, Roma, Manifestolibri, 1995;°
- Lasch C., La ribellione delle élite. Il tradimento della democrazia, Milano, Feltrinelli, 1995;*
- Martinotti G., Metropoli, Bologna, Il Mulino, 1994;*
- Macchina metropoli, Milano, Consorzio A.A.S.TER, 1990;*
- Lega lombarda: messaggio simbolico sostitutivo della contrattazione, Milano, Consorzio A.A.S.TER, 1989;
- Le passioni e gli interessi dei localismi lombardi, Milano, Consorzio A.A.S.TER, 1991;
- Dalla comunità rinserrata alla comunità possibile. I comitati dei cittadini a Milano, Milano, Consorzio A.A.S.TER, 1995;
- La Carta di Arezzo: Stato sociale-enti locali-politiche giovanili, Milano, Consorzio A.A.S.TER, 1995;
- Post fordismo e rappresentanza nel caso lombardo, Milano, Consorzio A.A.S.TER, 1996;
- Polisemia di un luogo, in: Centri sociali: geografie del desiderio, Milano, Shake Edizioni, 1996.*
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