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Nel ventesimo secolo il governo delle masse ha dato luogo a soluzioni politiche diversissime, e non solo per le divergenze (di per sé decisive) nel rapporto esistente di volta in volta tra forza e consenso. La constatazione che la violenza può essere necessaria a prendere il potere, ma non è mai sufficiente a conservarlo, è antica (il principe deve farsi golpe e lione); ma la necessità di conquistare il consenso delle masse ha imposto l’uso di strumenti propagandistici ignoti alle società del passato. Essi potevano combinare enfasi pubblicitaria e manipolazione occulta, come mostra la paradossale fortuna postuma del testo di Joly. Il Dialogue aux Enfers entre Machiavel et Montesquieu fu una delle fonti utilizzate da un agente della polizia segreta zarista all’estero (e forse dal suo stesso capo, Rakovskij) verso il 1896-1898 per confezionare il falso più influente degli ultimi due secoli, tradotto e diffuso in tutto il mondo in centinaia di migliaia di copie: I Protocolli dei Savi Anziani di Sion. Quella che nelle intenzioni di Joly era una descrizione della spietata tecnica usata da Napoleone III per conquistare e conservare il potere diventò nelle mani del falsario, che probabilmente intendeva screditare i progetti riformatori dei liberali russi guidati dal conte Witte, un ingrediente dei piani immaginari, attribuiti a un inesistente organismo ebraico (gli Anziani di Sion), per impadronirsi del mondo. (…) I Protocolli sono il sogno di un poliziotto che proietta goffamente le proprie nostalgie e le proprie ambizioni su un nemico cui vuole attribuire una fisionomia ripugnante e diabolica. Quest’ambivalenza, che a tratti sfiora un ambiguo filosemitismo, permise ai nazisti di scorgere, nell’onnipotenza che i Protocolli attribuivano agli ebrei, una minaccia incombente e al tempo stesso un obiettivo da imitare.
(da C. Ginzburg, Occhiacci di legno, Feltrinelli, Milano, 1998, pp. 64-66).
Riferimenti Bibliografici
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