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I legami più forti hanno la forma del dono offerto e ricevuto: e comportano una capacità corrispondente (bisogna essere capaci di offrirli e anche di riceverli: cosa non banale). Il dono infatti non è una separazione da qualcosa a senso unico: come fosse una sporgenza di qualcuno che va a riempire la cavità di un altro. Il dono è sempre una forma di scambio e di corrispondenza il cui fondamento non è la ricchezza o la povertà. Il suo fondamento è sempre, in vario modo, il riconoscimento della qualità umana dei rapporti umani: per la quale vale la pena di voler bene e di soffrire, di imporsi dei limiti e di avere il coraggio di superarli, di accettare il rischio della relazione propriamente umana e di apprezzare la capacità di onorare i legami che la giustificano. Il dono, cioè la relazione di qualità propriamente umana, che non può essere imposta perché si impone da sé come giusta e giustamente vincolante, è di per se stesso invisibile. Ma appunto vive soltanto attraverso i segni visibili della sua tipica invisibilità: segni cioè che non hanno la pretesa – ingenua, illusoria, o anche prepotente ed esibizionistica – di essere semplicemente l’espressione del dono realizzato. Segni che gli consentono, al contrario, di custodire la sua tipica invisibilità, perché proprio ad essa rimandano. La suppongono infatti, consapevolmente e intenzionalmente, proprio come la caratteristica che dà loro senso e giustificazione. E senza la quale essi sono effettivamente semplici beni di scambio, vincoli senza fondamento e destinazione, parti di sé intercambiabili con altre, indifferentemente. Se il dono della relazione che dà senso umano all’umano rimane solo e semplicemente invisibile, tutti i legami sociali diventano parti di quel tipo, e cioè segni potenzialmente sempre insignificanti. Sarà dunque necessario alzare la sua visibilità attraverso la speciale qualità dei segni – e dei legami – che la rendono possibile. Può avvenire in situazioni di emergenza individuale delle relazioni, come anche in condizioni di particolare degrado collettivo del rapporto sociale. Se invece il dono della relazione viene illusoriamente identificato nella pura e semplice evidenza oggettiva dei beni e dei vincoli che intendono garantirlo, allora sarà necessario recuperargli un po’ di invisibilità. E cioè liberare un po’ di spazio, privarsi di qualche oggetto o di qualche vincolo che satura eccessivamente lo spazio in cui deve apparire la qualità interiore, invisibile, libera, tipicamente personale del riconoscimento dell’umano e del tipo di scambio che ci si attende da esso.
(da P. Sequeri, L’umano alla prova. Soggetto, identità, limite, Milano, Vita e Pensiero, 2002, pp. 129-130)*
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.