Nonostante le sue innovazioni, il Trattato costituzionale non ha corrisposto se non in misura limitata alle attese. L'esame dei lavori della Convenzione rivela che la maggioranza dei suoi membri era favorevole all'adozione di regole istituzionali più incisive. In particolare, i due punti cruciali – il potere di veto che paralizza ogni decisione controversa e l'esclusione dal Parlamento europeo delle decisioni per le quali ancora vige la regola dell'unanimità dei governi – non sono stati affrontati. Inoltre, la procedura prevista per le future modifiche del Trattato costituzionale, pur avendo il merito di istituzionalizzare il metodo della Convenzione, mantiene l'obbligo del voto unanime del Consiglio e la regola della ratifica unanime da parte degli Stati. A distanza di due anni dalla chiusura della Conferenza intergovernativa del 2004, diciotto Paesi su ventisette hanno ratificato il Trattato costituzionale. Ma il no dei referendum di Francia e di Olanda, espresso nel 2005, ha reso poco probabile che il testo possa entrare in vigore nella forma con cui è stato sottoscritto dai governi.
Vivo è stato negli ultimi anni il dibattito sull'opportunità che l'Unione europea spinga l'armonizzazione legislativa sino a dotarsi di un Codice civile unico. I progetti non sono mancati, nella forma di un codice di principi, o di un insieme di regole comuni sui conflitti di legge, o di una comune codificazione in tema di contratti. Ma prevalente è stata la tesi che un ampio margine di autonomia debba essere mantenuto, su questo fronte, alle diverse tradizioni nazionali, specie in temi legati al diritto di famiglia, alle successioni, ai diritti reali.
Pur con questi limiti, l'Unione europea costituisce l'evento storico più importante e innovativo che l'Europa abbia conosciuto nel corso del Novecento. Il modello di integrazione pacifica e condivisa realizzato con i trattati e con le armi del diritto – sulla base della sussidiarietà, della tutela delle diversità, della concorrenza e della solidarietà – ha suscitato concreti propositi di imitazione da parte di altre regioni del pianeta, dall'Africa all'America meridionale all'Asia. La prospettiva futura di un modello federale di nuova concezione, assai meno accentrato rispetto alle altre federazioni esistenti, resta la più coerente rispetto al disegno di integrazione pacifica nato dopo le due guerre mondiali.
(da A. Padoa Schioppa, Storia del diritto in Europa. Dal medioevo all'età contemporanea, Bologna, il Mulino, 2007, pp. 680-681)
Riferimenti Bibliografici
- A. Cavanna, Storia del diritto in Europa, Milano, Giuffrè, 1984-2005, 2 voll.;
- M. Fioravanti (a cura di), Lo Stato moderno in Europa, Roma-Bari, Laterza, 2002;
- J.-L. Halpérin, Histoire des droits en Europe de 1750 à nos jours, Paris, Flammarion, 2004;
- P. Stein, I fondamenti del diritto europeo, Milano, Giuffrè, 1987.
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