In via preliminare occorre esaminare le fonti bibliche più importanti che ricorrono nel pensiero patristico relativo a matrimonio e famiglia: Genesi 1, 26-27; 2, 18. 23-24; Matteo, 5, 32; 19, 3 sgg.; Giovanni, 2; 1 Cor. 7; Efesini, 5, 22 sgg. Accanto alle fonti bibliche, di primaria importanza, si deve tenere presente l’ambiente giudaico, ad esempio Giuseppe Flavio, e greco-romano con particolare riferimento al pensiero stoico (Antipatro di Tarso, Musonio Rufo) che mette in risalto l’unione affettiva tra uomo e donna nel matrimonio, con pari dignità fra i due sessi, e individua nella procreazione la finalità dell’esercizio delle nozze. Grande rilievo assume, in rapporto alla concezione del matrimonio, la tradizione dell’enkráteia, intesa sia come temperanza, dominio di sé, sia specificamente come continenza e verginità; in tale ambito si possono distinguere due tendenze, una radicale, estremamente rigorista che fa coincidere il primo peccato con l’esercizio delle nozze (encratiti e gnostici), il che porta alla condanna del matrimonio e della procreazione, e una moderata che vede nell’unione coniugale una concessione di Dio all’umanità ferita dal peccato, quindi un rimedio alla concupiscenza. Questa posizione moderata, che comunque considera lecito il matrimonio, segno della provvidenza divina nei confronti di un’umanità divenuta fragile e mortale in seguito alla prima trasgressione, viene sviluppata con esiti diversi nella letteratura cristiana antica (si pensi a Origene, Gregorio di Nissa, Giovanni Crisostomo). Differente è il punto di vista di Agostino, per il quale il matrimonio preesisteva alla colpa originaria ed era finalizzato alla procreazione che sarebbe avvenuta mediante l’unione sessuale senza il disordine della libidine, causata invece dal peccato. Egli inoltre teorizza il matrimonio come il primo legame naturale della società umana.
Nella variegata riflessione patristica su matrimonio e famiglia acquista grande rilievo il simbolismo sponsale di Efesini, 5, 32, con cui viene presentato il mistero dell’amore di Cristo verso la Chiesa, e che conferisce al matrimonio un alto valore unitamente ad un’intensa spiritualità. In particolare se per Crisostomo la decisione dell’uomo di lasciare il padre e la madre per unirsi alla propria moglie e formare una famiglia, piccola Chiesa domestica, simboleggia la missione di Cristo di scendere sulla terra per venire dalla sua sposa, la Chiesa, per Agostino la realtà del sacramentum del matrimonio comporta il fatto che l’uomo e la donna, uniti nel vincolo coniugale, persistono in esso indissolubilmente, come si verifica nei rapporti fra Cristo e la Chiesa che nulla separa per sempre, secondo quella caritas che modella l’amore coniugale su quello di Cristo per la sua sposa.
Riferimenti Bibliografici
– R. Cantalamessa (a cura di), Etica sessuale e matrimonio nel cristianesimo delle origini, Vita e pensiero, Milano, 1976;
– H. Crouzel, L’Église primitive face au divorce. Du premier au cinquième siècle, Beauchesne, Paris, 1971;
– D. G. Hunter, Marriage in the early Church, Augsburg Fortress, Minneapolis, 1992;
– M. Naldini (a cura di), Matrimonio e famiglia. Testimonianze dei primi secoli, Nardini Editore, Fiesole, 1996;
– S. Panimolle, G. Torti, G. Sfameni Gasparro, S. Zincone, Matrimonio-famiglia nei Padri, Dizionario di spiritualità biblico-patristica, vol. XLIII, Borla, Roma, 2006;
– G. Sfameni Gasparro, C. Magazzù, C. Aloe Spada, La coppia nei Padri, San Paolo, Milano, 1991.*