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La proposta di creazione di un Monte di Pietà si connette sia con la predicazione contro l’usura sia con quella relativa al bene pubblico e Bernardino da Feltre rimanda, sempre ragionando del Monte, ora all’uno ora all’altro tema. Predicando sul tema della cosa pubblica Bernardino sostiene e dimostra la superiorità del bene comune rispetto a quello privato e sulla base dello stesso principio afferma, riferendosi al Monte di Pietà, che l’elemosina fatta a questo istituto trascende tutte le altre. Se si è obbligati ad aiutare un singolo bisognoso, tanto più lo si è nei confronti di un’intera comunità! […] Alla base dell’invenzione del Monte sta l’interpretazione della potenza generata dall’insieme dei tanti, fili o uomini, che da soli potrebbero ben poco. Da tante piccole offerte nasce un Monte, cioè un cumulo di risorse capace di rispondere a molte delle necessità dei cittadini.
La proposta di creare un Monte, con i contenuti innovativi che essa racchiudeva, va comunque legata all’idea generale del dare forma a una società più attenta ai valori morali e ciò nel quadro di un ambizioso progetto di riforma individuale e sociale che era nelle menti di schiere di predicatori preparati a svolgere questo compito. Tanto Bernardino da Siena come Bernardino da Feltre, tanto Giacomo della Marca come Giovanni da Capestrano concepirono e cercarono di realizzare un modello di solidarietà promuovendo comportamenti conformi alle leggi della morale e severi nei confronti di individualismi ed edonismi. Uomini come Bernardino da Siena o Bernardino da Feltre intendevano insomma costruire una società cristiana capace di affrontare e risolvere i problemi della convivenza alla luce dei passi evangelici e degli insegnamenti dei moralisti. Erano uomini tutt’altro che alieni dal misurarsi con i processi storici e niente affatto ignari dei comportamenti, delle tensioni e dei desideri di quanti componevano il loro pubblico. Le attrattive della mondanità, le vanità allettanti, la ricerca del piacere erano considerati da questi severi predicatori che invitavano alla penitenza nemici temibili ai quali occorreva contrapporre un baluardo alto e solido ma adatto alle sensibilità e alla debolezza degli uomini chiamati a sostenere la battaglia, per certi versi già persa in partenza, contro le lusinghe del mondo. La lotta alle vanità e la campagna di promozione dei Monti di Pietà appaiono come due frasi di un medesimo discorso, due momenti di un processo che mirava a saldare ricchi e poveri in uno stesso destino, nel nome della solidarietà e in vista di un’esperienza post mortem dove ricchezza e povertà mondana non solo avrebbero perso valore ma addirittura comportato un ribaltamento delle sorti.
(da M.G. Muzzarelli, Il denaro e la salvezza. L’invenzione del Monte di Pietà, Bologna, Il Mulino, 2001, pp. 101-105)*
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.