L’interesse per la fisiognomica nasce da un’antichissima curiosità filosofica circa il nesso tra corpo e anima, esteriorità e interiorità, uno dei temi più complessi e al tempo stesso più presenti nella cultura occidentale. L’occhio non registra tutti i dati visivi, ma ne seleziona alcuni sulla base di uno schema mentale che, per esigenze di “economia percettiva”, riconosce gli elementi più semplici e marcati, che risaltano con maggiore evidenza e stabilità. Questa selezione, operata dall’occhio sul corpo della persona che ha di fronte, risponde al bisogno di attribuire un senso coerente a ciò che lo circonda. Sulla conoscenza di ciò che sta più vicino all’uomo – il mondo animale – nonché dell’aspetto umano esteriore per conoscere meglio quello interiore, si basa il trattato fisiognomico più celebre, il Della fisionomia dell’huomo di Giovan Battista Della Porta. Stampato per la prima volta in latino nel 1586, tale scritto diventerà una sorta di manifesto per tutti i numerosi trattati di fisiognomica pubblicati tra la fine del XVI e la metà del XVII secolo.
Con l’avanzare della nuova scienza sperimentale la fisiognomica resterà soprattutto un insieme di suggerimenti utili alla migliore rappresentazione artistica della figura umana. Sembra essere questo il caso del Discorso distinto in quattro capitoli di Gasparo Colombina, pubblicato a Padova nel 1623 da Tozzi, lo stesso che aveva dato alle stampe, esattamente dieci anni prima, l’edizione in volgare del trattato del Della Porta, presso il quale il Colombina aveva lavorato come aiutante libraio.
Giuliano Della Casa nasce a Modena nel 1942, allievo di Vecchiati presso l’Istituto d’Arte Venturi, successivamente frequenta l’Accademia di Bologna e termina gli studi sotto la guida di Mastroianni. Nel 1966 tiene a Palazzo dei Musei di Modena la sua prima mostra personale. Da allora presenterà i suoi lavori nei centri di cultura più importanti d’Italia e del mondo: Bologna, Trieste, Genova, Palermo, Milano, Firenze, Roma, Biennale di Venezia, Madrid, Tokyo, San Paolo, Dusseldorf, Colonia, New York e Los Angeles. A Los Angeles e in altre città della California è tornato di recente invitato da Paul Vangelisti. Sebbene sia difficile etichettare Della Casa come appartenente a un determinato movimento o particolare corrente artistica, egli si distingue per l’uso magistrale dell’acquarello, quale strumento privilegiato della sua arte. Pur non rifiutando le forme, resta fedele a oggetti immaginari, il suo alfabeto è fatto di segni simbolici da cui nascono immagini di un’assoluta semplicità, forme fluttuanti e surreali. In un artista come Della Casa, ciò che più colpisce è il gusto per la materia pittorica: il colore, continuamente reinventato con tocco veloce, è piegato ai modi del racconto favolistico. Una tale dialettica di forma e colore rende monumentali anche le piccole pitture. La sua poetica consiste nel captare dal flusso vitale delle cose, in cui egli è immerso con piena coscienza, nuove immagini del mondo che lo circonda. I suoi colori, le sue forme del tutto inedite per la loro essenzialità fanno di Della Casa un pittore in viaggio che non ha ancora esaurito fantasia e ricerca e che porterà ancora a nuovi esiti.
La mostra prosegue fino al 14 ottobre con i seguenti orari:
Lunedì 14.30 – 19.00
Dal martedì al venerdì 8.30 – 13.00 e 14.30 19.00
Sabato 8.30 – 13.00
Domenica chiuso