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Il rapporto tra le donne e la fotografia poggia le sue basi su una storia affascinante. In primo luogo perché questa storia ha inizio a cavallo tra il XIX e il XX secolo, in un periodo estremamente ricco di trasformazioni sociali, culturali ed economiche. Un periodo in cui avvengono e vengono elaborate gran parte delle rivoluzioni tipiche delle società moderne che oggi, in età postmoderna appunto, ancora viviamo. In secondo luogo perché, nella storia dell’incontro tra donne e fotografia, un nuovo strumento tecnologico diventa per la prima volta l’alleato naturale di una “minoranza” fino a quel momento negata e dimenticata dalla Storia, e che ora coltiva invece esplicitamente ambizioni artistiche e rivendicazioni di autonomia professionale che, in quello strumento, trovano sfogo. Infine, nella storia delle donne e la fotografia, è come se due universi assetati di novità e mossi dal desiderio di progresso si fondessero insieme, intrecciando i propri destini in una pratica simbolica d’inedita forza. Questa forza inedita è data proprio dalle comuni difficoltà in cui si trovano a muore entrambi gli universi. La fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento rappresentano, infatti, per la storia delle donne, la prima ondata di femminismo storico e la battaglia dei diritti, la richiesta di emancipazione sociale e l’emersione politica. Per la storia della fotografia quel periodo è invece la fase aurorale dei grandi pionieri e dell’impegno volto a migliorare e sviluppare una tecnica ancora imperfetta. Ma, per noi, è soprattutto la fase del faticoso confronto della fotografia con la possibilità di ottenere un riconoscimento artistico. Da entrambi i lati dunque c’è un percorso complesso e duro, caratterizzato per le donne dalla rimozione subita per secoli in una Storia fino a quel momento scritta e agita solo dagli uomini, e per la fotografia da un ostracismo identitario invece giovane e improvviso, eppure così rigido da impedirle subito l’accesso a un territorio ancora costruito su un’idea di arte poggiante sui principi di autorialità e originalità. L’unione (spesso laterale, emarginata, alternativa e borderline) di questi due universi ha dato come esito l’incredibile utilizzo anacronistico della fotografia da parte di alcune donne, che si dimostrano capaci di mettere in luce potenzialità del mezzo ancora molto al di là dall’essere rivelate.
(da F. Muzzarelli, Le donne e la fotografia, in R. Perna, a cura di, L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2015, Milano, Silvana Editoriale, 2016, pp. 30-36)