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La dottrina sociale della chiesa nasce come un aspetto fondamentale del progetto di “riconquista cattolica” del secolarizzato mondo moderno messo in opera da Leone XIII. Essa articola, in contrapposizione al modello liberale e a quello socialista, il paradigma ideale di vita collettiva proposto dal papato. Legata alla rivendicazione ecclesiastica del possesso di una eterna “legge naturale” – le cui norme essa specifica in relazione all’ordine di giustizia che dovrebbe regnare nella città terrena – la dottrina sociale subisce nel corso del Novecento diversi aggiustamenti dettati dal variare delle situazioni storiche, fino a che con il pontificato giovanneo e il concilio Vaticano II si assiste ad un mutamento.
Si fa infatti strada, pur senza sostituirsi alla precedente concezione, la tesi che le prescrizioni della chiesa sul consorzio civile non dipendono da un’astratta natura umana di cui la gerarchia è custode, ma dalla sua capacità di leggere i segni dei tempi, iscritti da Dio nel divenire storico dell’umanità, in base ad una corretta intelligenza del Vangelo. Non a caso si assiste, a queste date, ad un cambiamento linguistico: all’espressione “dottrina sociale” si sostituisce nel discorso del magistero il meno impegnativo sintagma “insegnamento sociale”. Il papato di Giovanni Paolo II, riproponendo la dottrina sociale, non abbandona completamente la prospettiva della sua storicità, ma ne fissa alcuni capisaldi collegandoli alla immutabile “natura” di un uomo che si ritiene abbia dignità solo in quanto riflesso dell’immagine di Dio.
Riferimenti Bibliografici
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
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