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Sarebbe sbagliato ritenere che la crescente e ormai inarrestabile contaminazione tra pubblico e privato sia un fenomeno del nostro tempo. In realtà si tratta di una storia che parte da lontano, al punto che, per esempio, nell’ambito della storia della scienza sta emergendo e si sta consolidando sempre più la convinzione che a determinare la rivoluzione che ha portato alla nascita del pensiero scientifico moderno non sia stata tanto la riflessione sul metodo, quanto il formarsi di una comunità transnazionale di ricercatori, che poteva fruire della disponibilità di uno strumento efficiente di comunicazione, il libro stampato, ma anche dello sviluppo di un sistema postale efficiente e sufficientemente veloce. Da questo punto di vista il successo e il rapido affermarsi della scienza sarebbe da ascrivere, soprattutto, alla sua natura di istituzione sociale, all’interno della quale si è subito riusciti a far convergere l’aspetto privato del calcolo, dell’intuizione, dell’osservazione e della sperimentazione, frutto del lavoro di ogni singolo ricercatore, e quello pubblico della comunicazione e dell’interscambio reciproci. La saldatura tra questi due aspetti costituisce dunque il presupposto fondamentale del successo e dell’efficacia di una ricerca (…).
Le modifiche che si sono registrate nel campo della ricerca durante e dopo la seconda guerra mondiale e che hanno portato alla nascita di quella che gli storici della scienza chiamano la “big science”, con un incremento senza precedenti delle risorse disponibili e l’accentuazione del peso e dell’importanza del fattore organizzativo che ne è seguita, hanno ulteriormente evidenziato l’incidenza del fattore pubblico e la rilevanza di quello che possiamo chiamare lo “spirito comunitario” all’interno dei laboratori e dei luoghi di ricerca.
Oggi questo spirito, anche e soprattutto grazie agli sviluppi delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e alla presenza della rete, si sta “incarnando” in modalità di particolare interesse e novità. Internet e il world wide web, il sistema messo a punto nel 1991 da Tim Bernes-Lee per creare, organizzare e collegare documenti in modo che possano essere facilmente consultati nella rete, hanno certamente dato un contributo enorme all’arricchimento di uno “spazio intermedio” tra privato e pubblico, tra individuale e sociale (…).
Questi indiscutibili tratti distintivi e questi indubbi approdi delle tecnologie di cui possiamo disporre oggi non ci autorizzano, tuttavia, a ritenere che questo processo sia nato grazie a esse e in concomitanza con il loro presentarsi sulla scena. In realtà la sua comparsa ha, come si è anticipato, una storia che affonda le sue radici nei primi passi della scienza moderna e ha poi avuto un’impennata e un’accelerazione impressionante nei primi decenni del Novecento, quando, grazie all’opera pioneristica di alcuni ricercatori, cominciò a emergere l’idea che la conoscenza cresce, si afferma e acquista vigore ed efficacia quanto più è condivisa, per cui le forme, più o meno strutturate e organizzate, in cui si manifesta e si concretizza questa condivisione costituiscono una delle forze propulsive di maggior peso dello sviluppo delle società e dell’umanità nel suo complesso.
(da S. Tagliagambe, Lo spazio intermedio. Rete, individuo e comunità, Milano, EGEA, 2008, pp. 2-5)*
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.