• Rivoluzioni

    Trasformazioni sociali e politiche nella storia e nella cultura moderna e contemporanea

Big data

I dati digitali tra valore economico e tutela dei diritti

  • Antonio Nicita

    Professore di Politica economica – Università Lumsa, Roma

  • venerdì 30 Settembre 2022 - ore 17.30
Centro Culturale

Siamo circondati dai dati, vi siamo immersi. Ogni minuto vengono scambiati, nel mondo, milioni di informazioni. Solo per fare qualche esempio in continuo aggiornamento: ogni 60 secondi, su Facebook, vengono creati 3,3 milioni di post, pubblicati 510.000 commenti e aggiornati 293.000 stati; su Twitter vengono inviati 470.000 tweet; su WhatsApp vengono scambiati 38 milioni di messaggi; su Google vengono effettuate 3,8 milioni di ricerche. In altre parole, ci rapportiamo con un flusso continuo e ininterrotto di informazioni, notizie reali e false che coesistono e possono confondersi. […] Politica, economia, società, privacy digitale: i big data entrano dappertutto, in ogni sfera della nostra vita, pubblica e privata. E il dibattito circa la loro estrazione e il loro impiego ha assunto ormai le caratteristiche di una vera e propria emergenza. Discorsi in cui si alternano i pericoli e le opportunità nell’uso dei dati che, consapevoli o meno, immettiamo in rete o rilasciamo nella nostra vita quotidiana. Scandali riguardanti la violazione dei dati personali in rete hanno corroborato i motivi di quest’apprensione e hanno focalizzato il dibattito mediatico e istituzionale sulla “questione dei dati”. […]

Ne parlano tutti, è vero, eppure non vi è una definizione univoca di big data. Secondo l’Unione Europea i megadati sono «grandi quantità di tipi diversi di dati prodotti da varie fonti, fra cui persone, macchine e sensori». Il “big” dei dati fa riferimento ad alcune caratteristiche fondamentali: la velocità, la varietà e il volume dei dati raccolti e processati. È da queste caratteristiche che si genera la quarta “v”, il valore dei dati: rilevazioni su meteo, clima e ambiente, immagini satellitari, immagini e video digitali, registrazioni di operazioni, segnali geo-localizzati (Gps), protocollo Internet (Ip), ricerche online, messaggi su social network, acquisti online, informazioni sanitarie, occupazionali, dati personali cosiddetti “strutturati”, quali le informazioni riguardanti una persona (nome, foto, indirizzo email, estremi bancari) e così via. La gran parte di questi dati è di solito “non strutturata”, ossia viene acquisita e immagazzinata secondo criteri che differiscono da quelli dei tradizionali database ben organizzati (quali quelli “relazionali”). Ciò che è rilevante è il processo di lavorazione e aggregazione dei dati e di questi ultimi con gli algoritmi. I big data servono a migliorare l’algoritmo e, a sua volta, l’uso dell’algoritmo da parte di ciascuno di noi genera nuovi dati, e così via, insegnando all’algoritmo come migliorare e, persino, come “imparare a imparare meglio”. Si pensi all’insieme di informazioni che ciascun utente genera navigando in rete, lasciando una vera e propria impronta individuale (digital footprint).

(da M. Delmastro e A. Nicita, Big data. Come stanno cambiando il nostro mondo, Bologna, Il Mulino, 2019)

 

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