Ha fondamento teologico la convinzione di Giovanni Paolo II secondo cui il dialogo fra le grandi religioni deve servire a smascherare la strumentalizzazione della fede nei conflitti: salutato da simmetrie ed autorevoli risposte sul lato islamico, questo atteggiamento è condiviso da diverse Chiese, desiderose di documentare la possibilità benefiche dell'incontro, anche se l'approccio è spesso limitato alle premesse edulcorate ed edulcoranti della «convergenza». In questo modo sono i descrittori estrinseci alle due fedi (libro, il padre Abramo, il monoteismo), ad avvantaggiarsi rispetto alla percezione che la comprensione dell'altro sfida nel profondo la propria fede nella unicità della mediazione salvifica di Gesù o nella ultimità della rivelazione coranica.
Ha per converso una struttura fortemente ideologica l'atteggiamento rovesciato, in base al quale l'immigrazione e la prolificità musulmana costituiscono un pericolo «oggettivo» dal quale difendersi con ogni estremo rimedio, giacché è evidente che si tratta di un estremo male. […]
Questa situazione non data né ad oggi né all'11 settembre, neppure per i soggetti ai quali questo saggio s'interessa. Forse bisognerebbe risalire a Desert Storm, condotta nella illusione di poter portare impunemente un'armata nella mezzaluna dei tre monoteismi e dei loro scismi; o forse bisognerebbe risalire al delirante bigliettino che portava in tasca Ali Agca nel quale s'accusava il papa venuto dal socialismo reale di essere un «crociato», quasi evocando una fobia sulla quale l'islamismo violento ha costruito i suoi paradigmi storici.
Come il papa abbia reagito o abbia commentato questo scenario e il suo evolversi è ben presente a tutti: l'intuizione della preghiera interreligiosa di Assisi del 1986, l'opposizione alla prima guerra irachena, il fallito tentativo di incontro tra ebrei, cristiani e musulmani al Sinai, la seconda convocazione di Assisi all'indomani dell'11 settembre, e poi la martellante ostilità alla seconda guerra irachena, sono stati intrecciati ad una predicazione continua che voleva affermare il bisogno dell'incontro interreligioso e l'impegno comune delle fedi contro la guerra, spintasi fino al gesto di comunione liturgica della condivisione del digiuno del Ramadan.
(da A. Melloni, Eurovescovi ed Islam, in «Limes», 2004, 3, pp. 77-79)*.
Riferimenti Bibliografici
- E. Pace, L'Islam in Europa: modelli di integrazione, Roma, Carocci, 2004;*
- B. Tibi, Euro-Islam. L'integrazione mancata, Venezia, Marsilio, 2003.
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.