Formulata in epoca classica, l’idea di democrazia (dal greco demos, popolo, e kratos, potere) attraversa un lunghissimo periodo di oblìo per trovare una nuova fortuna con i teorici del giusnaturalismo moderno, prima di trovare la sua compiuta realizzazione nel Novecento, quando cadono molte delle barriere (di ceto, di reddito, di genere) che avevano impedito la partecipazione alla vita politica di un numero più o meno rilevante di cittadini. L’elemento caratterizzante della democrazia nel XX secolo è sembrato dunque consistere nell’eguale partecipazione di ogni membro della società alle decisioni vincolanti per tutti, nessuno escluso, grazie al progressivo allargamento dei diritti civili e politici. Anche tre pilastri giuridici della vita politica contemporanea – il fondamento costituzionale, il rispetto delle procedure istituzionali e il principio della rappresentanza – si sono presentati soprattutto come meccanismi funzionali alla realizzazione della volontà popolare, senza per questo riuscire a oscurare la centralità del principio democratico, la vera novità della cultura politica nel Novecento. Tuttavia, all’inizio di una nuova epoca caratterizzata dalla globalizzazione, le dinamiche democratiche non hanno lasciato solo luci ma anche ombre con le quali è necessario oggi fare i conti. Per esempio, libertà ed eguaglianza non hanno camminato di pari passo, tanto che nelle democrazie liberali contemporanee sono chiaramente aumentati i livelli di diseguaglianza sociale ed economica, così che oggi sembrano riproporsi vecchie questioni di ceto, in particolare nell’accesso alle risorse e alle opportunità. Anche a livello istituzionale il principio della rappresentanza ha finito per entrare in crisi a causa della progressiva trasformazione dei partiti politici in macchine oligarchiche di organizzazione del consenso, con scarso ricambio nella partecipazione ai processi decisionali da parte dei cittadini. Infine, di fronte a un’insistita paralisi nella circolazione delle élites e nella mobilità sociale, si sono affacciati sulla scena pubblica movimenti populisti che, favoriti dall’irrigidimento delle istituzioni tradizionali, hanno proposto nuovi modelli di azione politica per certi versi contrari alla natura della democrazia rappresentativa e costituzionale, ma che hanno riscosso grandi favori popolari, giungendo dunque a rovesciare nel suo esatto contrario lo scopo intrinseco dell’appello alla maggioranza.
Con la decima edizione del seminario di cultura europea «Le frontiere dell’Europa» il Centro Culturale intende proseguire la discussione sullo statuto della democrazia contemporanea già avviata con il ciclo di lezioni dell’autunno 2009. Mentre nella prima parte dei lavori è stata data precedenza, in una prospettiva di lungo periodo, alla discussione dei principali nodi storici e teorici relativi alle diverse concezioni della democrazia, nel presente seminario viene dato maggiore spazio alle questioni aperte nella vita delle società contemporanee, soprattutto in una prospettiva europea. Le società democratiche hanno infatti subìto una radicale serie di trasformazioni dovute alla spinta dei processi di globalizzazione che ha determinato una nuova ridefinizione dei rapporti tra livello nazionale e livello sovranazionale in molti aspetti della vita associata (tra cui lo sviluppo economico e i movimenti finanziari, la sicurezza interna ed esterna, le migrazioni internazionali, la tutela dell’ambiente). Su questo piano di azione l’Unione Europea – soprattutto con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona – è chiamata a dare voce univoca a principi e valori di libertà e giustizia. Ma è evidente che il ruolo dei singoli Stati è ancora centrale – visto che molte competenze, per esempio per quanto attiene alle politiche sociali, sono ancora sotto il diretto controllo dei parlamenti nazionali – ed è proprio a questo livello che si pone nuovamente la questione delle istituzioni e delle pratiche democratiche. Per parlare di diritti, eguaglianza, libertà e partecipazione nel nuovo quadro dominato dalla globalizzazione è necessario rinnovare la strumentazione concettuale perché sia in grado di distinguersi da quella utilizzata tradizionalmente e di rispondere, da un lato, alla dialettica tra locale e globale in cui lo Stato si trova stretto; dall’altro lato, al riposizionamento di categorie e questioni – non ultime quelle di identità, comunità e riconoscimento – che sono state radicalmente modificate dall’avvento di nuove forme di vita e di lavoro.
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Informazioni e contatti | La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il seminario gode dell'accredito ministeriale per la formazione del personale della scuola (D.M. 18 luglio 2005). Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena, tel. 059.421240, fax 059.421260 cc@fondazionesancarlo.it www.fondazionesancarlo.it |