Utopia. Storia e teoria di un'esperienza politica

Ciclo di lezioni, ottobre - dicembre 2011


Luogo ideale, eppure inesistente o impossibile, l’utopia rappresenta l’essenza della cultura moderna, nel suo sforzo verso l’emancipazione dell’individuo dai legami tradizionali e la realizzazione di una società garante di giustizia e libertà. In quanto comunità ideale, l’utopia si contrappone a una realtà storica degradata, proponendo un progetto meditato e razionale di società giusta in cui bisogni individuali e beni collettivi, aspirazioni private e scopi pubblici possano trovare una logica e armonica compenetrazione, tanto da giungere a costruire un «paradiso in terra», secolarizzato nella pura immanenza. In questa prospettiva il carattere “desiderante” e “immaginario” dell’utopia rimanda a una concezione “aperta” dell’agire individuale e sociale, arricchita dalla dimensione della possibilità e della libertà, contro ogni immagine dell’esistente cristallizzata in una concezione chiusa e determinata della realtà, considerata al di là di ogni possibile valutazione critica. Ecco dunque il motivo per cui l’idea di utopia – sia essa un progetto di legislazione sociale o un viaggio immaginario, un laboratorio di esperienze o un modello di sovranità – si accompagna alla concezione moderna dell’homo faber che considera la «vita in comune» come un compito poietico da ordinare e razionalizzare secondo un progetto dato a priori e controllabile, secondo un’immagine fissata in una rappresentazione mentale. Dell’utopia esiste però anche un’altra faccia. Proprio come è avvenuto anche per altri aspetti della cultura moderna (tra cui l’eguaglianza e la tecnica), i progetti utopici di emancipazione possono rovesciarsi nel loro esatto opposto, cioè in vere e proprie distopie caratterizzate da elementi totalitari, soprattutto nei casi in cui lo sguardo utopico sia inteso meccanicisticamente in vista di una compiuta omologazione culturale. Nell’immagine della comunità ideale, infatti, il dissenso è bandito in linea di principio: ciò che è perfetto, dunque non perfettibile, non ammette discussioni, non «diviene», bensì «è», autosufficiente e assoluto. In una completa eterogenesi dei fini, il desiderio utopico si trasforma dunque in un universo reificato, statico e definitivo che – sognando di risolvere “tecnicamente” i conflitti sociali – realizza il progresso storico-sociale determinando però, allo stesso tempo, la sua crisi irreversibile, tanto che l’impossibilità dell’utopia diventa una virtù politica, e non un difetto.
Proprio a partire dalla constatazione di questa intrinseca ambiguità, con il programma su “Utopia” il Centro Culturale della Fondazione San Carlo mira a riconsiderare il ruolo dell’immaginazione politica per la definizione di nuove linee di sviluppo delle società occidentali, troppo spesso concentrate solo sulla stabilizzazione della realtà esistente, giustificata anche da un punto di vista ideologico. Il percorso muoverà dalla ricostruzione delle principali teorie filosofiche sull’idea di utopia nelle varie fasi storiche della civiltà occidentale (dal Rinascimento all’Illuminismo, dal movimento socialista alle culture liberali), fino a giungere all’analisi delle trasformazioni delle pratiche sociali e della sfera pubblica legate alle nuove forme di vita sociale che costringono a ripensare radicalmente sia categorie di taglio sociologico e politologico (quali legge, diritti, libertà), sia categorie esplicitamente culturali (quali progresso, identità, futuro, immaginazione e contingenza), in modo da analizzare anche il complesso incrocio tra storia e politica, tra filosofia e scienza individuato dal concetto di utopia nella cultura moderna. Il programma intende dunque proporre una riflessione ad ampio raggio – filosofica, politica, sociologica, letteraria e antropologica – sui modelli di pensiero che, attraverso l’immagine della “città ideale”, si propongono di riflettere sulle possibilità del mutamento politico, soprattutto attraverso l’elaborazione di una progettualità politica innovativa e non dogmatica, in grado cioè di sfuggire ai pericoli non solo dell’ideologia (sia rivoluzionaria che conservatrice) ma anche delle derive totalitarie. Con una consapevolezza: che l’utopia – se non vuol trasformarsi nel suo opposto, cioè nell’incubo delle distopie – si delinea nella sua apertura e nella sua incompiutezza, che demistificano la pretesa datità del reale e declinano l’essere come possibilità e contingenza, non come necessità. L’utopia è tale solo se è un’«attesa», cioè una modalità di opporsi alla necessità del mondo.

Riepilogo

Anno accademico
Tema
  • Utopia
Periodo
Informazioni e contatti La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il ciclo di lezioni gode dell'accredito ministeriale per la formazione del personale della scuola (D.M. 18 luglio 2005). Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena, tel. 059.421208, fax 059.421260.
cc@fondazionesancarlo.it
www.fondazionesancarlo.it

Conferenze

07/10/2011

L'animale umano e la logica del cambiamento

Paolo Virno

Centro Culturale

12/10/2011

Realismo e utopia nella cultura del Rinascimento

Michele Ciliberto

Centro Culturale

21/10/2011

Progetti di una società migliore tra illuminismo e marxismo

Alberto Burgio

Centro Culturale

04/11/2011

Le ragioni della libertà

Dario Antiseri

Centro Culturale

11/11/2011

Immagini del futuro nella letteratura moderna

Antonello La Vergata

Centro Culturale

18/11/2011

L'immaginazione letteraria e la pluralità dei mondi

Gabriella Turnaturi

Centro Culturale

02/12/2011

I diritti umani nelle culture non occidentali

Marcello Flores

Centro Culturale