Le aule scolastiche costituiscono lo spazio pubblico forse più attraversato dalle tensioni imposte alle democrazie europee dal pluralismo culturale e religioso che caratterizza ormai le nostre società. Dalla questione del foulard islamico nelle scuole francesi a quella del crocefisso nelle aule bavaresi, le pressioni delle identità religiose sembrano privilegiare la scuola come arena per rivendicare una declinazione dei diritti di libertà e di uguaglianza che le riconosca per quello che sono: identità differenti, non componibili e non negoziabili.
Non è un caso che così avvenga nell’Europa occidentale. Il finanziamento pubblico delle confessioni religiose e l’insegnamento della religione nelle scuole statali – che costituiscono uno dei capitoli più delicati e controversi del nostro diritto ecclesiastico – rappresentano anche il tratto che caratterizza l’Europa Occidentale rispetto all’altro grande sistema democratico – quello statunitense – dove né l’uno, né l’altra sono ammessi. Come ‘religione della maggioranza’, il cristianesimo ha in effetti contribuito a costruire le identità nazionali e la cultura europea non solo in modo indiretto – costituendo cioè un retroterra comune di credenze e di valori -, ma in molti casi anche in modo diretto, collaborando con lo stato all’educazione civile. Il mutamento degli scenari politici e religiosi, con la diffusione di modelli culturali extraeuropei e l’ingresso di comunità con sistemi di credenze e valori non assimilati alla tradizione comune, chiede agli stati e alle chiese di ridefinire con urgenza ruolo e funzioni dell’insegnamento scolastico delle religioni.
Per un verso, è il concetto stesso di laicità ad essere sottoposto a pressione critica. Messa in questione la distinzione tra stato e società civile e, di qui, quella tra stato e chiesa, sfera pubblica e sfera privata, si chiede allo stato non la semplice garanzia del libero esercizio dei culti, ma la capacità di operare ‘positivamente’ per trasformare l’uguaglianza formale tra le religioni in uguaglianza sostanziale e la libertà individuale in effettiva libertà di professione.
D’altro lato, il vistoso processo di deconfessionalizzazione dei corsi di religione che ha caratterizzato dovunque l’ultimo decennio ha messo in rilievo come all’’ora di religione’ venga chiesto soprattutto di assolvere una funzione generale di costruzione della sfera etica, mentre si fa strada, anche nell’Italia ‘concordataria’, la tendenza a trattare lo specifico religioso in un’ottica interculturale.
La preoccupazione per il crescente analfabetismo religioso, riconosciuto come fattore di incomprensione e intolleranza, alimenta anche nel versante laico (e in primis nella Francia ‘separatista’) la proposta di un insegnamento curricolare e non confessionale di ‘cultura religiosa’, il che ripropone in termini nuovi la questione della formazione degli insegnanti in materia di storia comparata delle religioni. E se da un lato si registrano disponibilità a rivedere un concetto integristico sia di laicità sia di confessionalità, non mancano, dall’altro, le pressioni per ridurre il pluralismo entro una riedizione dello stato etico, capace di imporre una tavola di valori tramite l’azione politica, o di disarticolarlo attraverso un regime di statuti personali differenziati dove l’appartenenza religiosa assoggetti l’individuo a un diverso regime di diritti civili e politici. In questo quadro si fa più urgente per la nuova Europa politica la necessità di elaborare un modello di spazio pubblico laico alternativo a quello assimilazionista e capace di misurarsi col pluralismo etico, culturale e religioso. Un modello entro il quale la scuola possa essere intesa come luogo di convivenza delle differenze e di apprendimento del loro valore e del loro significato. La costruzione di questo spazio pubblico trova nell’ora di religione il suo banco di prova.
Riepilogo
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Informazioni e contatti | La partecipazione è libera. Su prenotazione sono resi disponibili saggi, documenti e materiali informativi che permettono l’approfondimento delle singole lezioni. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il seminario è inserito tra le iniziative di aggiornamento insegnanti per l’Anno Scolastico 2001/2002. Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena Tel. 059/421240, fax 059/421260, csr@fondazionesancarlo.it www.fondazionesancarlo.it |