La dimensione del lavoro costituisce da sempre uno dei luoghi privilegiati per la rappresentazione concreta delle forme di cultura materiale e di cultura simbolica caratteristiche di una struttura politico-sociale. Nel lavoro si condensano infatti le molteplici stratificazioni dei rapporti sociali (economici, politici, religiosi) attraverso i quali viene costruito non solo il mondo degli oggetti materiali e degli strumenti tecnici, ma anche e soprattutto il mondo degli oggetti simbolici in cui si trovano inscritti tanto i valori della società quanto quelli dell’individuo che vi appartiene. La centralità antropologica del lavoro si mostra come attività espressiva, cioè luogo di scambio per la costruzione culturale del mondo e dell’uomo, proprio nel suo essere crocevia delle interazioni tra l’uomo e l’ambiente, tra i singoli individui reciprocamente, tra l’uomo e la struttura sociale. Nel suo senso proprio, il lavoro è dunque forma di vita ed esperienza del mondo.
Numerose sono state le trasformazioni del concetto e dei modelli di lavoro nella storia della cultura occidentale. Ancora una volta, sono il mondo greco e il mondo cristiano a fornire i due paradigmi classici, entrambi generalmente legati a una connotazione ‘servile’ del lavoro – per questioni di classe e di appartenenza nel mondo greco, per questioni etiche e antropologiche nel mondo cristiano. Malgrado ciò, in entrambi i paradigmi si trovano anche connotazioni virtuose che rimandano al lavoro come forma di costruzione culturale del mondo e dell’uomo, come nell’idea greca della politica come “vita attiva” e nella definizione tardomedievale dell’ozio come vizio capitale. Queste connotazioni virtuose saranno sempre più evidenti con il passaggio al mondo moderno – soprattutto nei paradigmi dell’economia politica classica e del liberalismo politico – in cui il lavoro viene a rappresentare la condizione di possibilità per la progressiva autonomia economico-sociale e per l’emancipazione politica dell’individuo moderno, diventando così espressione sostanziale della libertà e della cittadinanza democratica. Naturalmente la storia del lavoro inteso come “produzione del mondo e dell’uomo” non è né lineare, né univoca, perché l’aspetto ‘servile’ del lavoro tipico dei classici tende a rivivere, in forme diverse, anche nella modernità, proprio là dove i temi dell’alienazione e della divisione del lavoro mostrano il “volto di Medusa” del capitalismo e dell’individualismo moderno.
Anche nel mondo contemporaneo il lavoro, inteso nel suo pieno senso di attività culturale non riducibile a semplice meccanismo di trasformazione della materia o a espressione di rapporti di forza, è connesso con l’idea moderna di autoaffermazione dell’identità individuale e sociale. Da questo punto di vista, il Novecento è stato il secolo che maggiormente ha prodotto conflitti intorno a concezioni del lavoro che, nel loro essere alternative, promuovevano anche modelli alternativi di società politica. Le trasformazioni dei sistemi di produzione su scala globale, tuttavia, rendono oggi evidenti i rischi di uno ‘svuotamento’ culturale dell’idea di lavoro che, disgiunto dall’idea di cittadinanza, tende a cadere nella rete del formalismo economico-giuridico, mostrando la contraddizione tra la potenza della tecnica e la capacità umana di controllarla. Nel passaggio dal fordismo al postfordismo, infatti, i processi di spoliticizzazione e ripoliticizzazione dei mercati – sempre più finanziari e sempre meno industriali – non portano solo a ridefinire la stratificazione sociale attraverso la creazione di nuove forme di diseguaglianza, ma anche e soprattutto a influenzare i processi sociali di costituzione di sé degli individui, rischiando di ridurre l’identità del cittadino a quella di mero produttore/consumatore.
Riepilogo
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Informazioni e contatti | La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il ciclo di lezioni è inserito tra le iniziative di aggiornamento insegnanti per l’Anno Scolastico 2002/2003. Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena tel. 059/421210, fax 059/421260, cc@fondazionesancarlo.it www.fondazionesancarlo.it |