Ossessione della nostra epoca, le frontiere sono diventate il luogo materiale e simbolico delle tensioni e delle contrapposizioni politiche, sociali, economiche, religiose che attraversano le società contemporanee, a cavallo tra spinte contrapposte, cioè tra forme di ritorno alla comunità e processi di sviluppo della globalizzazione. Su questo sfondo, la frontiera può diventare, in una prospettiva progressista, l’odiato strumento che garantisce e perpetua l’esclusione del “Sud” del mondo dall’accesso a una soglia di dignità della vita; oppure, in una prospettiva conservatrice, può diventare l’unica forma di immunità, di difesa dell’identità e dello stile di vita nei confronti delle “invasioni barbariche” dall’esterno. Ma, in forma perfettamente rovesciata, può essere, in una prospettiva solidaristica, un efficace filtro di difesa dall’aggressività dell’economia globale, mentre in una prospettiva liberale può essere semplicemente un arcaico residuo di uno Stato-Nazione e di un capitalismo industriale ormai alle soglie della definitiva scomparsa. La frontiera, in quanto confine, è naturalmente un segno di delimitazione terrestre e materiale che determina e misura lo spazio naturale attraverso una decisione storica che mira all’individuazione e alla creazione di spazi separati. Ma, proprio perché strumento che permette di far ‘esplodere’ le contraddizioni interne alle diverse prospettive politiche della nostra epoca, la frontiera rappresenta anche, in quanto luogo di scambio, un modello per la costruzione di un nuovo spazio culturale e socio-politico intorno alla cui problematicità si dovrà confrontare anche il “potere costituente” della futura Unione Europea per una consapevole riorganizzazione delle frontiere, siano esse materiali o culturali.
Il territorio europeo, peraltro, è forse il più segnato, al suo interno, da tracce di attraversamento, di demarcazione e di confine che segnano stratificazioni culturali, religiose e politiche durevoli e complesse in grado di rendere conto di una cultura caratterizzata dialetticamente dalla separazione e dal confronto, dallo scambio e dalla pluralità. Dal limes romano, aperto e inclusivo, alla distinzione cristiano-medievale tra spazio sacro e spazio profano, fino alla rigida separazione delle appartenenze etnico-territoriali tipiche dello Stato-Nazione, rovesciate nel loro esatto opposto dall’espansione commerciale e mercantile dei confini politici avvenuta con il colonialismo moderno, l’Europa sperimenta su di sé diverse, e contraddittorie, forme di separazione, di mobilità e di pluralità. Il ciclo di lezioni del Centro Culturale intende pertanto discutere, anche attraverso alcuni ‘sondaggi’ storici rappresentativi, i processi attraverso cui si sono costruite le frontiere sul suolo e nella cultura europea, indagandone gli investimenti culturali e simbolici in quanto luogo in cui convivono, dialetticamente, appartenenza ed esclusione, connessione e separazione, unità e differenza. Questa analisi, inoltre, sembra essenziale, nel nostro “sistema-mondo”, per la comprensione dei rapporti tra politica ed economia (in altri termini, tra Stato e capitalismo), cioè tra la crisi degli ordinamenti territoriali ‘protezionistici’ e l’irrompere di determinazioni atopiche, ‘cosmopolitiche’, dell’azione economica – rapporti su cui, a partire almeno dall’inizio dell’Ottocento, hanno svolto un ruolo di primo piano lo sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni. Del resto, tale analisi sembra essere necessaria anche per la ridefinizione dell’attuale dimensione spaziale del diritto, che sottolinea l’ambiguità stessa della tradizionale definizione di territorio inteso, allo stesso tempo, come fondamento e come oggetto della sovranità. In questo modo, la complessità dei rapporti tra dimensione spaziale, antropologico-sociale, statuale e giuridica messa in luce dall’idea di frontiera rimanda a un’idea mobile dei confini, il cui spostamento può favorire non il conflitto, bensì la reciprocità, senza tuttavia correre rischi di costruire ambienti indifferenziati.
Riepilogo
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Informazioni e contatti | La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il ciclo di lezioni è inserito tra le iniziative di aggiornamento insegnanti per l’Anno Scolastico 2003/2004. Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena, tel. 059/421210, fax 059/421260 |