In continuità con altri suoi lavori, in questo volume Jack Goody ribalta uno dei principali argomenti a sostegno della tesi eurocentrica, secondo cui esiste una sostanziale alterità fra Occidente e Oriente. Anche stimolato dall’attualità che vede l’ascesa delle nazioni asiatiche sulla scena globale, l’Autore si concentra in misura prevalente sulle questioni legate all’attività economica. Le scienze sociali contemporanee, soprattutto nei filoni influenzati da Marx e Weber, hanno identificato nel «capitalismo» e nella «modernità» due fenomeni esclusivamente europei, ponendoli come risultati di un peculiare processo storico-evolutivo orientato “teleologicamente”. Al fine di mostrare l’inesattezza di questo schema, nel volume sono confutati alcuni degli argomenti che lo sostengono: in particolare la differenza nei modelli famigliari, la funzione storica del feudalesimo per lo sviluppo del sistema capitalistico, il ruolo del cristianesimo e, in particolare, dell’etica ascetica puritana. Accanto a questo sforzo critico, Goody analizza le affinità fra Europa e Asia identificando una loro comune radice nell’età del bronzo, la quale è caratterizzata non solo da fondamentali innovazioni tecnologiche quali la ricerca dei metalli, la creazione di manufatti artigianali, l’invenzione dell’aratro e l’uso della trazione animale, ma anche dallo sviluppo di una fiorente civiltà urbana. A partire da quell’epoca, e su quelle basi, si sono sviluppati sistemi economici, manifestazioni artistiche e creazioni letterarie comuni a tutte le società del continente euroasiatico. La relazione fra Europa e Asia non è dunque di completa ed essenziale alterità, ma piuttosto di temporanea e contingente alternanza. Secondo Goody il predominio europeo che si è avuto nel Rinascimento e dopo la Rivoluzione industriale è fondato su elementi che sono nati da una storia comune di sviluppo e non su elementi unici della società occidentale. Un punto centrale del ragionamento di Goody, e un esempio di come il suo approccio possa cambiare la nostra visione dei fenomeni storici di lungo periodo, riguarda il ruolo dei mercanti. Fin dall’antichità, tramite il reciproco scambio di beni, essi mantennero collegate le società europee con quelle asiatiche. Fu proprio questa attività – fatta di viaggi esplorativi, accumulo di capitale e contaminazione culturale – che favorì parte di quelle innovazioni tecnologiche (soprattutto nella lavorazione dei tessuti) che, pur non essendo specificamente europee, furono alla base della Rivoluzione industriale. Tutto il volume è dunque teso a sostenere l’insufficienza della tradizionale visione che identifica una peculiarità (storica, sociale, religiosa) dell’Europa nei confronti dell’Asia. Nell’analisi di lungo periodo ciò che emerge è, al contrario, la fecondità delle comuni radici fra Europa e Asia da cui si originano quegli elementi che fondano periodi di alterna supremazia.