Gli schemi iconografici utilizzati nelle rappresentazioni degli dèi, degli eroi e degli uomini nelle immagini della ceramica e nelle sculture dell’arte greca antica; il giusto comportamento da tenere in pubblico; i valori sottesi a un determinato modo di camminare, parlare, apparire: il libro di Maria Luisa Catoni è dedicato alle forme e alle strategie di comunicazione non verbale che le fonti antiche ci permettono di ricostruire. La ricerca prende spunto dalla considerazione secondo cui la cultura greca antica affidava un ruolo centrale alla dimensione orale, alla dimensione visiva e alla dimensione contestuale, vale a dire al modo e alla funzione esercitata dalla posizione e dal luogo in cui il soggetto si trovava a essere in un determinato momento. Da questa situazione derivava la necessità di un vocabolario iconografico standardizzato che fosse facilmente comprensibile e largamente condiviso, un vocabolario che sapesse adattarsi ai più diversi contesti della vita dei cittadini: i riti civili, le cerimonie religiose, gli spettacoli teatrali. In questa prospettiva l’obiettivo principale del volume è di comprendere e di ricostruire le tappe di formazione, sviluppo e diffusione di questo linguaggio iconografico condiviso. L’indagine si rivolge, da un lato, a una sistematica ricerca lessicale e, dall’altro, all’interpretazione dei testi di geometria, astronomia, filosofia e “storia dell’arte”. In particolare, la definizione del campo semantico del termine schema, che può indicare tanto uno degli strumenti dell’imitazione (nel senso di disegno o colore), quanto la figura di contorno e la forma generale nella descrizione di cose o persone, conduce Cantoni ad affrontare il problema della mimesi, del rapporto tra vero e falso, tra essere e apparire. In questo senso risulta particolarmente significativa la discussione tra due diverse e contraddittorie interpretazioni del concetto di schema che la cultura greca ci ha trasmesso: il termine identifica infatti il mezzo attraverso il quale è possibile riconoscere l’aspetto e l’atteggiamento di una figura nelle arti; tuttavia a questo significato si affianca quello di strumento di finzione e falsificazione, al quale è sottesa necessariamente una forma di inganno su cui Platone produrrà alcune delle sue riflessioni politiche più penetranti. «L’influenza di alcune forme di intrattenimento sui comportamenti e, in particolare, il grande potere della dimensione visuale, la capacità delle immagini cui siamo sottoposti di dar forma a valori e a reazioni comportamentali, il problema dell’emulazione» sono tutti temi che, affrontando alcune delle questioni più complesse e interessanti del mondo culturale greco del V e IV secolo a.C., mettono anche in evidenza la profonda attualità delle ricerche condotte nel volume.