A differenza di altri autori che in saggi di grande successo commerciale entrano con irritante leggerezza nel dibattito tra le ragioni della scienza e quelle della fede cattolica, Rusconi si prefigge lo scopo di portare un contributo al dialogo tra schieramenti opposti, cercando di inquadrare ciò che dovrebbe essere una democrazia laica e il modo in cui dovrebbero funzionare gli elementi che la costituiscono. Nei rapporti laico/credente, verità/certezza, scienza/fede discussi in queste pagine viene ribadita la convinzione che il credente può introdurre le proprie tesi nel dibattito pubblico e nel processo legislativo, purché non disconoscano e non limitino l'autonomia di giudizio e di comportamenti di chi ha convinzioni diverse. Anche a proposito del tema della religione civile (cioè gli interventi dell'episcopato italiano per influenzare l'agenda politica) occorre usare estrema chiarezza, sottolinea Rusconi, dal momento che nessuna delle due versioni storiche conosciute (quella americana – che si concretizza in un insieme di credenze pubblicamente dichiarate che si richiamano a un'entità trascendente – e quella francese – in cui viene affermato un legame tra i cittadini che attinge a valori scevri di qualsiasi contenuto religioso) si è realizzata nell'esperienza italiana. Nel nostro paese infatti il cattolicesimo svolge una funzione "surrogatoria" qui definita "religione di chiesa": essa entra nel dibattito politico come indicatore di identità collettiva e non con contenuti religioso-teologici. Si deve quindi affrontare il rapporto tra Stato democratico e fede religiosa- come avviene efficacemente nelle pagine di questo saggio -senza opporre verità a verità, come invece è avvenuto a proposito del dibattito sulle "radici cristiane" dell'Europa: l'enfasi identitaria di quella discussione nascondeva il pericolo di fare del cristianesimo una patente per la cittadinanza europea (e ora italiana) e della Chiesa uno degli autori delle scelte politiche, economiche e culturali dei governi. Uguale enfasi identitaria è all'opera nell'atteggiamento verso la scienza. Il riferimento o meno a Dio nel discorso pubblico e nelle proposte di legge non dovrebbe essere un elemento discriminatorio sufficiente per decidere se prendere in considerazione positiva il pensiero laico. Di fronte all'offensiva degli esponenti della "religione di chiesa" – che fanno appello a univoche "tradizioni" o "radici" vincolanti – Rusconi invita i laici a far valere il principio universalistico della cittadinanza istituzionale, del reciproco rispetto tra gli individui, dell'affermazione di un ethos comune che non è sinonimo di omologazione dei valori ma coesistenza di differenti valori.