La logica dei “due tempi” (da un lato imprese che producono, dall’altro amministrazioni statali che si occupano del sociale) è oggi in crisi perché, a causa della globalizzazione dei mercati, si è indebolito il nesso tra ricchezza e territorio: diventa allora necessario che le imprese acquistino un carattere “sociale” nello svolgimento della loro attività economica. Il presente volume si preoccupa di chiarire l’attuale dimensione del “terzo settore”, cioè di quell’economia civile che può offrire un’alternativa rispetto allo statuto neoliberale e a quello neostatalista. Un ordine sociale equilibrato ha bisogno della presenza di tre principi regolativi: lo scambio di equivalenti, la redistribuzione delle ricchezze, il dono come reciprocità. La sfida lanciata dall’economia civile consiste nella ricerca della coesistenza di questi tre principi; una sfida quanto mai aperta nella società odierna, in cui vi è scarsità di beni relazionali e di reciprocità. L’economia civile infatti non considera il dono e il contratto come alternativi nella regolazione dei rapporti umani, ma come espressioni complementari del principio di reciprocità fondativo della possibilità stessa della convivenza civile. Oggi l’efficienza è diventata il principio ‘assoluto’ sul quale fondare l’accettabilità di un ordine sociale: malgrado ciò, assistiamo al paradosso di una crescente produzione di beni accompagnata dal declino del benessere di un’elevata percentuale della popolazione (con aumento dell’incertezza, dell’esclusione dall’istruzione, dal lavoro e dalla partecipazione civile). Si tratta allora di ripensare gli oggetti e le modalità della produzione, allo scopo di aumentare il soddisfacimento dei bisogni relazionali. La proposta degli autori consiste nell’incanalare il lavoro “liberato” dal settore privato dell’economia verso attività che producono quei beni che il mercato privato non è in grado di produrre in quantità sufficiente, coniugando solidarietà e sussidiarietà per dare piena attuazione a una nuova welfare society e riconoscendo alle organizzazioni della società civile la capacità di diventare partner attivi nel processo di programmazione degli interventi. Occorre dunque superare l’idea secondo cui il lavoro è solo quello retribuito nelle forme ben note (beni e servizi che transitano per il mercato privato): al contrario, il lavoro è l’insieme delle attività necessarie alla crescita umana nel suo complesso. Il nuovo welfare può essere realizzato grazie all’attivazione dei “mercati di qualità sociale” in cui le risorse vengono utilizzate per interventi di sostegno alla domanda di servizi sociali. Occorre dunque porre al centro del welfare le persone, con le loro identità e le loro biografie.