Il notevole lavoro di ricerca di cui Il logos e il nulla è frutto affonda le proprie radici nell’articolata esperienza dell’autore, il quale, da sempre impegnato – nella propria attività di teologo – a delineare e a tematizzare l’originalità e la peculiarità della religione cristiana in rapporto ad altre esperienze religiose, si è anche trovato in più occasioni a dialogare direttamente ed in prima persona con rappresentanti delle religioni mondiali. I “luoghi” (poiché non di meri “concetti” si tratta) a partire da cui si svolge la ricerca sono la “rivelazione” e la “mistica”, laddove la prima designa «la parte attiva di Dio (o comunque del Divino) nel costituirsi stesso dell’esperienza religiosa»), dinamica che comunque non può mai prescindere da un suo libero accoglimento da parte dell’uomo, mentre l’altra indica, da parte umana, l’esperienza di una comunione immediata «col e nel Mistero di Dio». In sostanza – per utilizzare i termini scelti, non a caso, come titolo del volume –, si intende delineare lo specifico dell’esperienza cristiana di Dio in relazione alla rivelazione del “Logos” e all’esperienza mistica del “Nulla”.
Il volume rappresenta uno strumento di lavoro utilissimo, sia per il ricchissimo apparato bibliografico offerto, sia perché di molti nodi del dibattito teologico e filosofico contemporaneo, intra- ed extraecclesiale, esso fornisce strumenti e sintesi che consentono di conoscerne in maniera equilibrata ed efficace lo status quaestionis. Tuttavia, più ancora di questi aspetti “tecnici”, il volume di Coda si distingue per la serietà e la completezza della tesi di fondo, consistente in una rigorosa meditazione – condotta nell’orizzonte di un’«ontologia della dedizione» la cui fonte sarebbe la relazione di amore dinamico instaurata dalle tre persone della Trinità– intorno al significato, per l’essere umano, della parabola storica di incarnazione, morte e risurrezione del Logos divino in Gesù Cristo. La kenosi divina è pertanto, secondo Coda, quell’evento, insieme storico e ontologico, che, da un lato, riesce ad offrire una risposta redentiva alle esperienze umane del male e della sofferenza e, dall’altro lato, rappresenta l’autentica possibilità per una comprensione teorica e pratica di questioni quali, in primo luogo, il valore universale dell’esperienza religiosa e – nello specifico – della mistica come esperienza di Dio; in secondo luogo, la peculiarità – rispetto alle altre religioni – della mistica cristiana; infine, il significato – in relazione a questioni, evidenzianti una reale alterità, quali il pluralismo religioso e il dialogo interreligioso– dell’universalità e dell’unicità di Cristo.