Lo Stato di diritto sembra essere divenuta una formula atta a definire la specifica immagine della civiltà occidentale. Tuttavia la sua nozione resta incerta sul piano teorico e controversa su quello politico. Essa rimane ‘opaca’ a causa della sua debole determinazione analitica, per cui viene spesso confusa con lo Stato liberale, lo Stato democratico, lo Stato costituzionale. Ed è una nozione controversa perché la dottrina dei diritti dell’uomo, a cui essa è strettamente connessa, è guardata con sospetto dalle culture non occidentali, che le imputano una pretesa universalistica di ispirazione neocoloniale. Con l’intenzione di fare chiarezza su questo panorama, il volume si costruisce su un’ampia serie di interventi atti ad individuare l’area problematica al centro della quale, nell’ambito dell’odierno dibattito filosofico, politico e giuridico, si pone lo Stato di diritto. Il testo prende le mosse da un’approfondita analisi storica del concetto di Stato di diritto, segnando l’orizzonte entro il quale studiare il destino attuale di questa formula teorica. I punti di riferimento in cui si colloca il dibattito contemporaneo sono da un lato l’idea, antica e sempre risorgente, di un potere politico “normato”, e perciò vincolato e controllabile, dall’altro l’esigenza recente di instaurare un nesso funzionale tra il potere e i soggetti e di innestare su di esso un complesso apparato di diritti, la cui rivendicazione si scontra drammaticamente con la loro diffusa violazione. Collocato nel suo orizzonte storico-genetico, lo Stato di diritto evoca dunque il problema del rapporto fra i soggetti, i diritti e il potere, su di uno sfondo irriducibilmente “internazionalistico”. Se è vero che fino a tempi recenti l’Occidente ha giocato un ruolo essenziale per il tema in questione, è altrettanto vero che oggi altre società e altre culture intervengono attivamente e originalmente in un intenso dibattito filosofico-politico. Per di più, oggi i processi di globalizzazione del mondo intensificano i rapporti tra società e culture diverse e sollecitano una risposta ad una domanda cruciale, che investe direttamente lo Stato di diritto: la domanda sulla possibilità, sul senso, sui limiti dei “trapianti” interculturali di forme istituzionali, di valori, di schemi teorici storicamente segnati dal contesto che li ha generati. Non a caso, il volume si conclude con le sezioni dedicate al dialogo interculturale. L’intenzione dell’opera sembra quella di offrire alcuni significativi punti di riferimento che consentano di orientarsi in un dibattito che tiene insieme filosofia, politica e pensiero giuridico, e che trova nello Stato di diritto (e nella dottrina dei “diritti dell’uomo) un concetto tanto controverso quanto rilevante sul piano nazionale e internazionale.