Dopo Communitas Roberto Esposito analizza quei processi di immunizzazione che sono diventati il perno attorno a cui si svolge l’intera realtà. Allo stesso tempo il volume cerca di rispondere ad alcune questioni che attraversano il dibattito filosofico e politico contemporaneo. Dove si nasconde la dialettica tra comunità e immunizzazione? Perché l’esigenza di immunità viene avvertita in negativo nel campo sociale, mentre in campo medico-biologico è positiva? Scopo del volume è anche indagare il rapporto tra protezione e negazione della vita, che combatte ciò che la nega secondo una strategia che è di aggiramento e non di contrapposizione. L’immunizzazione diventa non soltanto lo strumento, ma la forma stessa della civilizzazione occidentale. Più ancora di quella antica, la società moderna è il prodotto della violenza e del meccanismo immunitario che esso richiede come sua limitazione potenziata. A volgere in negativo l’immunizzazione è l’eccesso, perché quando la protezione si estende in modo generalizzato essa diventa pericolosa e viene avvertita come tale dalla società. Quando la vita sociale e comunitaria diventa autoreferenziale, quando non viene permesso il dialogo, la comunicazione e la società sono votate alla morte. Centrale, nell’analisi del termine immunitas, è la questione del corpo, su cui si sperimenta la relazione tra politica e vita (la biopolitica) che spiega, come sostiene Esposito rileggendo le analisi di Foucault, la centralità assunta, a partire dal XVIII secolo, dal sapere medico: si assiste a un processo di medicalizzazione illimitato che si spinge ben oltre il campo sanitario e realizza un’osmosi tra la biologia, il diritto e la politica, come si può notare nell’attuale legiferazione in materia di vita e di morte – fecondazione artificiale, eugenetica, eutanasia. La binarietà costitutiva di vita e morte, accrescimento e deperimento, rende il corpo la zona liminare entro la quale si esercita l’intenzione immunitaria della politica. Per essere tale il corpo deve conservarsi in vita: è per questo che la metafora più influente con cui la politica ha rappresentato la vita della società è stata appunto quella del corpo. Per questo motivo il volume si conclude parlando della gravidanza come esempio di una dinamica immunitaria che permette confronto e competizione. Un confronto che si svolge all’interno di un corpo che si apre all’altro e in questo modo si immunizza da un eccesso di immunizzazione: in quel corpo si “combatte a vita”, l’interno si incrocia con l’esterno, il proprio con l’estraneo, l’immune con il comune.