Nel saggio di apertura Ferrajoli propone una definizione teorica dei diritti fondamentali a livello della teoria generale del diritto. I diritti fondamentali si distinguono dagli altri diritti soggettivi non in base alla particolare natura degli interessi da essi tutelati e neppure in dipendenza di norme positive che li sanciscono, ma, al contrario, esclusivamente per la forma universale della loro imputazione. All’interno della più ampia classe dei diritti soggettivi, i diritti fondamentali riguardano universalmente tutti gli esseri umani, se dotati dello status di persone capaci di agire. Ferrajoli ritiene che tale definizione sia “in grado di fondare quattro tesi, tutte […] essenziali ad una teoria della democrazia costituzionale” (p. 9). In primo luogo, la peculiarità della struttura logica, che identifica i diritti fondamentali e li distingue radicalmente dai diritti patrimoniali. Mentre i primi appaiono indisponibili ed inalienabili, i secondi sono singolari e disponibili, poiché l’attribuzione della loro titolarità a qualcuno implica l’esclusione di altri. La seconda tesi riguarda il nesso fra i diritti fondamentali sanciti costituzionalmente e il paradigma della democrazia costituzionale. In altre parole, con i diritti fondamentali si identifica anche la dimensione sostanziale della democrazia che vincola la procedura decisionale democratica, formalmente garantita come di maggioranza, intorno al “che cosa”, ovvero a quegli interessi la cui titolarità è universale. In terzo luogo, la definizione di Ferrajoli mostra come lo status della cittadinanza ponga un limite superabile verso l’estensione allo status di persona con diritti pubblici e politici. Ma, se le carte e le convenzioni internazionali sui diritti umani attuano di fatto tale processo, le politiche degli stati nazionali sembrano procedere in senso contrario, affiancati da una discussione pubblica spesso impegnata a sviluppare il nesso fra eguaglianza e cittadinanza. Infine, con la quarta tesi, Ferrajoli afferma la distinzione fra i diritti e le loro garanzie. Piuttosto che negare l’esistenza ai cosiddetti “diritti di carta”, devono essere rilevate, in corrispondenza dell’assente stipulazione normativa delle garanzie, le lacune dell’ordinamento giuridico. Parte importante del volume consiste nel dibattito a più voci sulle tesi di Ferrajoli (con interventi, tra gli altri, di D. Zolo, M. Bovero, L. Bonanate): attraverso obiezioni di natura teorica, la discussione si articola proprio a partire dalla distinzione fra i diritti fondamentali e gli altri diritti soggettivi e fra un approccio normativistico ed uno “giusrealistico”.