Il volume presenta sedici interviste, rilasciate a Manfred Gerstenfeld da altrettanti specialisti, sui diversi scenari politici e sociali che possono caratterizzare la futura vita dello Stato ebraico, dopo gli accordi del 13 settembre 1993 fra governo israeliano e Olp. Più in particolare, si può osservare che il libro è articolato in due sezioni, intitolate “Fuori” e “Dentro”, rispettivamente dedicate ai principali problemi di politica estera e di politica interna; in quest”ultimo campo, ad esempio, ricordiamo come, secondo il sociologo Menachem Friedman, la grandiosa crescita numerica del movimento ultraortodosso (i cosiddetti haredim) sia destinata a sfociare in una vera e propria catastrofe socio-econonomica, in quanto i maschi di queste comunità non esercitano alcun”altra attività diversa dallo studio della Torah e del Talmud.
In politica estera, la preoccupazione ricorrente con maggiore frequenza è quella che riguarda il dilagare del fondamentalismo islamico fra i palestinesi: i commentatori più pessimisti, anzi, sono del parere che gli accordi di pace sono destinati a naufragare a causa dell”incapacità di Arafat di mantenere la guida del suo popolo e della maggiore capacità di presa emotiva che caratterizza i movimenti musulmani radicali, ostili alla pace.
Sorprende invece, nel libro, che non venga minimamente preso in considerazione il radicalismo politicoreligioso ebraico. E” vero che Peter Medding si chiede se l”opposizione al processo di pace supererà i limiti della protesta democratica e farà uso della violenza (p. 144), nell”insieme, tuttavia, non c”è alcuna analisi dettagliata di tale opposizione estremistica, di cui già da anni, invece, altre voci della cultura israeliana denunciano l”intolleranza, suscettibile di sfociare in attività violente. “Ho timore scriveva nel 1987 David Grossman di dover vivere accanto a gente che si sente impegnata a eseguire un ordine imperativo, totale. Ordini totali obbligano a compiere, alla fin dei conti, azioni totali, e io, povero me, sono un essere incompleto e difettoso che preferisce fare errori riparabili invece di ottenere successi soprannaturali” (Il vento giallo, Mondadori, Milano, 1988, p. 62).