Conosciuto soprattutto come esponente di punta del dissenso anticomunista cecoslovacco e del movimento dei diritti umani e civili di Charta 77, Jan Patocka in Italia è ancora poco noto come filosofo. Eppure la sua storia intellettuale si colloca al crocevia delle più vive correnti filosofiche europee come la fenomenologia e l’esistenzialismo. In particolare Patocka rimase segnato dall’incontro con Husserl del quale divenne uno degli ultimi discepoli. Fu lui, come membro del Circolo filosofico di Praga, ad invitare Husserl nella capitale boema dove tenne nel 1935 alcune conferenze che costituiranno una delle parti dell’ultima opera husserliana, La crisi delle scienze europee. Dopo la guerra, sempre più emarginato dalla vita culturale e politica per il suo atteggiamento coraggiosamente esente dai compromessi, Patocka non smise di occuparsi di filosofia con scritti rimasti perlopiù inediti fin dopo la sua morte, nel 1977. Il presente volume, frutto di un seminario privato tenuto da Patocka nel 1973, è un saggio particolarmente significativo del suo pensiero filosofico che si muove nel solco della fenomenologia per spaziare a una più vasta riflessione sul destino dell’Europa. Lo squilibrio del mondo attuale è, secondo Patocka, da attribuire all’Europa, al suo dominio mondiale prima e alla sua autodistruzione con le due guerre mondiali poi. Ma la fine dell’Europa diventa l’occasione per interrogarsi sull’origine di questa realtà storica e anche per verificare se da essa sia possibile trarre qualcosa di valido anche per noi “in modo da farci concepire nuove speranze, in modo da permetterci di non disperare del futuro”. Ebbene, questa eredità per Patocka c’è e consiste nella “cura dell’anima” come è stata pensata per la prima volta dalla filosofia greca e particolarmente da Platone. Essa consiste nel possedere “un sapere sulla totalità del mondo e della vita”, nell’avere uno sguardo di questa totalità e di vivere a partire da questa visione. Grazie all’analisi fenomenologica, Patocka coglie l’elemento che sta all’origine della riflessione sulla cura dell’anima: l’uomo, nella sua duplice veste di coscienza della totalità dei fenomeni e di fenomeno egli stesso, ma precario. Questa è la verità e la “maledizione” dalla quale la filosofia greca ha dedotto un “progetto di vita” che ha nell’anima il luogo della sua realizzazione. “L’uomo, sottolinea Patocka, per il fatto che sta tra il fenomeno e l’ente puro e semplice, ha la possibilità o di abbassarsi al livello del semplice ente, o di realizzarsi come essere di verità, essere del fenomeno”. La presente traduzione, che è anche l’unico testo attualmente disponibile in italiano di Patocka, è da segnalare anche per la bibliografia completa degli scritti del filosofo boemo.