Il mito della travagliata nascita di Eracle, l”analisi approfondita e appassionata degli elementi che l”hanno accompagnata (la partoriente, la nemica, la liberatrice, i “nodi”) permettono all”autore di questo bel volume di segnare le tracce di un sentiero che parte appunto dal mondo classico, greco e romano, e attraversa le più lontane culture europee (vengono infatti registrati gli aspetti comuni presenti nelle tradizioni del mondo scandinavo, anglosassone e dell”Europa orientale) fino a raggiungere l”America del Nord. La persistenza di questo racconto nei secoli viene motivato dal coagulo di paure, speranze, pensieri che ruotano attorno a quel momento estremo della vita che è la nascita. Il parto di Eracle non è soltanto il momento iniziale delle vicende che riguardano un eroe, ma è prima di tutto l”espressione dei sentimenti che circondano la nascita di ogni essere umano. Per questo motivo non si può cercare, nella creazione del personaggio di Alcmena, un unico autore, un”unica mente. Tanto più che la sua storia, pur configurandosi come un racconto di donne destinato alle donne, è il prodotto del dialogo-scontro tra la visione maschile e quella femminile di tutto ciò che ha attinenza con il parto (la sessualità, il matrimonio, le nuove parentele che con esso vengono stabilite). Tutto ciò, spiega Bettini con estrema chiarezza, è racchiuso nella costante presenza, in tutti i racconti derivati dalla vicenda di Alcmena, di una donnola, il piccolo predatore che ha assunto via via numerosi caratteri e che è spesso raffigurato in molte “Natività” care alla devozione cristiana. Ora madre sollecita di cure per i suoi piccoli, ora creatura dalla sessualità distorta e sfrenata, ora simbolo dell”astuzia e dotata di poteri demoniaci, la donnola viene a rappresentare nel corso dei secoli i tratti dell”immaginario maschile e femminile riguardo le levatrici e i momenti che precedono il parto. Attorno alle prime c”era il terrore che derivava dal loro potere di dare la vita, di “sciogliere i nodi” che legavano i nascituri e dal crederle in possesso, al contrario, di magie capaci di impedire le nascite; per quanto riguarda il parto invece c”era la particolarità che da esso era escluso l”universo maschile, che per questo ha tralasciato la descrizione del travaglio dalla sua produzione narrativa, poetica e iconografica. La storia di Alcmena, afferma concludendo l”autore, ha avuto tanta fortuna perché è una storia molto umana, pur avendo al centro una nascita semi-divina e si intreccia con sentimenti permanenti nell”esperienza dei popoli.