Multietnico, multinazionale, multiculturale: questa triade di concetti è al centro del dibattito su quale tipo di società si va configurando e su quali diritti garantire. Kymlicka si concentra sul terzo elemento, muovendosi all”interno delle teorie politiche liberali per analizzarne gli aspetti critici e quelli utili ad affrontare adeguatamente temi quali la rappresentanza politica, le rivendicazioni territoriali, le politiche per l”immigrazione. Egli propone un”analisi di tali questioni caratterizzata da un riferimento costante all”esperienza del proprio paese. Kymlicka osserva che i liberali, pur consapevoli del fatto che gli stati sono culturalmente diversificati, considerano lo stato come “uninazionale” e hanno scarsamente appoggiato la tutela dei gruppi culturali. Occorre affrontare con urgenza il problema della garanzia dei diritti delle minoranze e allo stesso tempo della libertà individuale. Attualmente il carattere multiculturale delle politiche pubbliche è basato quasi esclusivamente sulla tutela esterna (promuovere la parità fra gruppi mediante la correzione delle situazioni di svantaggio) e non sulle restrizioni interne (la pretesa da parte di una cultura minoritaria di limitare le fondamentali libertà civili dei suoi membri). La proposta teorica di Kymlicka si articola in tre punti. 1) Lo stato non può fare a meno di decidere quali culture sociali sostenere. Il vero problema è stabilire un modo equo per riconoscere le differenze e tracciare confini: ciò si può fare assicurando a ciascun gruppo nazionale l”opportunità di conservare la propria cultura. 2) È impossibile assicurare la tolleranza fra i gruppi senza salvaguardare la tolleranza del dissenso individuale entro ciascun gruppo. Se si vogliono difendere i diritti civili degli individui occorre non fermarsi alla tolleranza del gruppo e dare spazio alle libertà degli individui di formulare e rivedere i propri fini: entro questi limiti i diritti delle minoranze possono svolgere un ruolo prezioso nell”ambito delle teorie delle giustizia liberale. 3) Alla base della costruzione di uno stato unito occorrono una solidarietà reciproca, il possesso di un”identità comune che proviene soltanto dalla valorizzazione delle minoranze nazionali, e una teoria della “diversità profonda” che tenga conto dei diversi modi nei quali i membri dei vari gruppi di relazionano alla comunità politica nel suo complesso.