Con la sua ultima fatica Frédéric Manns continua a tener viva una tradizione storiografica che è da lungo tempo vanto dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme: scavare fra la documentazione, archeologica e letteraria, del cristianesimo più antico per metterne in luce l’indissolubile legame con le radici giudaiche. Manns da anni ormai passa in rassegna in modo infaticabile gli scritti cristiani più antichi al fine di individuare in essi quegli elementi giudaici che ne stanno a fondamento, ma che, altresì, quasi sempre sfuggono ad occhi abituati ad altre, meno corrette, interpretazioni. Questo ultimo libro è consacrato interamente ad una proposta di sistemazione delle conoscenze sul giudeo-cristianesimo, le quali sono ripartite sotto tre rubriche: la storia delle più antiche manifestazioni del movimento religioso nato da Gesù di Nazareth, la teologia delle prime comunità cristiane di origine giudaica e i metodi esegetici da esse impiegati per cogliere il senso delle Scritture. La vicenda del giudeo-cristianesimo comincia, subito dopo l’esperienza della risurrezione di Cristo, con il primitivo gruppo cristiano di Gerusalemme ancora legato al fondamentale ruolo dei riti del Tempio, ma poi continua fiorente sempre nella Città Santa (con l’occupazione memoriale dei luoghi più significativi dell’avventura gesuana) ed altrove (ad esempio, nella Galilea che tanta soddisfazione ha dato all’indagine archeologica) per concludersi, non proprio nel modo migliore, con la marginalizzazione della componente giudaica dopo la conversione di Costantino. L’analisi delle principali opinioni teologiche giudeo-cristiane permette a Manns di mostrare come in quelle comunità remote nel tempo fossero già chiaramente presenti tutti i concetti, originati dalle categorie di pensiero giudaiche, che sono rimasti fino ad oggi a fondamento della fede cristiana. Nell’ultima sezione, dedicata all’esegesi, il professore francescano con grande perizia si avvale della propria finezza interpretativa per rivelare, anche all”interno di testi che erano stati considerati ormai incapaci di schiudere nuovi segreti, una fitta trama di riferimenti, che in gran parte derivano dall’uso di metodi di lettura che erano tipici di un giudaismo e di un cristianesimo in crescita sulle medesime radici. In questo senso l’opera si segnala anche come sincero tentativo di trovare con le armi della scienza e della ragione un”unità che secoli di odi irrazionali sembrano aver fatto scomparire.