Le due complementari ma anche contraddittorie dinamiche del mondo contemporaneo, vale a dire il rafforzamento in senso costituzionalistico del liberalismo, da un lato, e il potenziamento delle componenti anarchiche del capitalismo, dall’altro, hanno generato un vuoto di politica che chiede di essere colmato, e che in effetti viene colmato in maniere altrettanto contraddittorie. La tutela dei diritti umani fa avanzare, in quanto istanza universalistica, la domanda di sempre più rigorose
istituzioni di garanzia (il che equivale a dire: sempre meno Stato nel senso classico dello Stato nazionale sovrano). La tutela degli interessi vitali dei cittadini minacciati nelle loro fonti di reddito (
in primis il lavoro) ripropone invece la domanda di protezione da parte di efficaci
istituzioni di governo (il che equivale a dire: ritorno allo Stato nazionale e a politiche protezionistiche).Queste contrastanti domande che provengono dalla società civile si scontrano con una situazione di indebolimento dei centri decisionali delle democrazie che le condanna a essere solo parzialmente ascoltate, e comunque nella sostanza non adeguatamente soddisfatte. L’epoca della globalizzazione viene sempre più spesso descritta come la stagione della «post-democrazia» (per riprendere il titolo di un fortunato libro di Colin Crouch). Come è noto, molti dibattiti della seconda metà del Novecento, si erano svolti all’insegna del «post»: negli anni Cinquanta e Sessanta aveva dominato il campo il dibattito sulla «società post-industriale», negli anni Ottanta quello sul «post-moderno», con il nuovo secolo sembra essere scoccata l’ora del dibattito sulla «post-democrazia». Ormai si mette sempre più apertamente in discussione l’autenticità del nucleo vitale delle democrazie contemporanee. Alla tradizionale definizione di sistemi liberali democratici si propone di sostituire la meno esigente, ma senza dubbio allarmante, formula «governi a legittimazione popolare passiva».
Se questa è l’epoca della postdemocrazia e se è possibile cogliere la specificità del capitalismo dell’età globale nella sua capacità di sfondamento della sovranità degli Stati e di svuotamento dei loro princìpi di legittimità, diventa facile comprendere come l’arena delle decisioni collettive sia ormai definita dalla complementarità (e agitata dal conflitto) tra biopolitca e antipolitica. La politica della post-democrazia liberale e liberista è, vista
ex parte principis, biopolitica. Vista
ex parte populi è antipolitica. Biopolitica è un
logo efficace; altrettanto si può dire di antipolitica. Ma dietro alle formule suggestive sta un contenuto sfuggente, che per essere adeguatamente compreso richiede un percorso nell’archeologia delle idee-chiave del lessico contemporaneo.
(da P.P. Portinaro, Breviario di politica, Brescia, Morcelliana, 2009, pp. 162-163)*
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
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