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Il messaggio «questo è un gioco» permette di comprendere che la mimesi è appunto mimesi di qualcosa o di qualcuno (e non è il qualcosa o il qualcuno). Permette di accettare la mimesi come forma di comunicazione senza perdere di vista la cornice. Un po’ come il quadro di Magritte Condition Humaine, del quale il pittore dice: «La condizione umana fu la soluzione al problema della finestra. Misi di fronte a una finestra, vista dall’interno di una stanza, un quadro rappresentante esattamente la parte di paesaggio nascosta alla vista dal quadro. Quindi l’albero raffigurato nel quadro nascondeva alla vista l’albero vero dietro di esso, fuori della stanza. Esso esisteva per lo spettatore, per così dire, simultaneamente nella sua mente, come dentro la stanza nel quadro e fuori nel paesaggio reale. Ed è così che vediamo il mondo: lo vediamo come al di fuori di noi anche se è solo di una rappresentazione mentale di esso che facciamo esperienza dentro di noi. Allo stesso modo a volte situiamo nel passato una cosa che accade nel presente. Il tempo e lo spazio perdono così il loro significato grossolano, l’unico di cui l’esperienza quotidiana tenga conto». In questo gioco di mimesi, nascondimento, differenza fra modello e rappresentazione, nella messa in evidenza del contrasto tra spazio tridimensionale e tela piatta, Magritte aspira a mostrarci gli artifici e le ambiguità della rappresentazione. In un contesto simile, come ha osservato Michael Kubovy, la finestra funziona solo se non è del tutto trasparente: «per vedere il mondo dobbiamo percepire la finestra». Magritte trasforma in rappresentazione artistica ciò che è oggetto di una ambiguità epistemologica. Siamo di fronte alla possibilità di distinguere concettualmente ed epistemologicamente tra illusione e inganno, una distinzione che troviamo già in Kant a proposito della poesia. Il gioco, in quanto mimesi, può essere considerato un’illusione, ma non un inganno: in Bateson la differenza consiste nel fatto che nell’illusione è presupposta la percezione consapevole del contesto, mentre nell’inganno è al contrario esclusa la percezione del contesto.
(da A.M. Iacono, a cura di, Per mari aperti. Viaggi tra filosofia e poesia nelle scuole elementari, Roma, Manifestolibri, 2003, pp. 21-22)*
(da E. Franzini, I simboli e l’invisibile. Figure e forme del pensiero simbolico, Milano, Il Saggiatore, 2008, pp. 10-12)*
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.