Una nuova versione delle celebri Mille e una notte – edita da Donzelli sul testo arabo stabilito dal filologo Muhsin Mahdi dell'Università di Harvard e con introduzione dello stesso Vincenzo Cerami – promette di restituire l'autentico tono narrativo con cui Shehrazad infilò la sua celebre collana di racconti mai conclusi che le valsero la vita e l'amore del re. Scompare la tinta esotica e libertina di cui le aveva ricoperte l'orientalista francese Antoine Galland nella prima, popolarissima traduzione occidentale (1704) e prendono evidenza i dati comici, i casi esemplari, le chiose moraleggianti, i giochi di inganni e di rimbalzi con cui – avventura dopo avventura – si affermano i voleri misteriosi e sorprendenti del destino, protagonista assoluto dell'opera. Restano sceicchi e visir, spade e carovane, geni confinati in un vaso, scene d'alcova, tappeti volanti e, soprattutto, la brulicante folla di Bagdad, del Cairo, di Samarcanda.
Riconsegnati all'oralità da cui trassero origine e accompagnati con le musiche dal vivo di Aidan Zammit, i racconti di Shehrazad non cessano di sedurre e di costruire ancora nuovi Orienti favolosi e fantastici.