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Durante il “periodo di riflessione”, nella ricerca della formula adatta per far uscire l’Unione europea dalla situazione di stallo, vi era il timore, da parte dei sostenitori del Trattato costituzionale del 2004, che soluzioni del tipo “mini-trattato” o “trattato istituzionale” avrebbero sacrificato una parte della sostanza, giudicata meno importante rispetto alle innovazioni spettacolari, quali la presidenza permanente del Consiglio europeo, il Ministro degli Esteri dell’Unione oppure la nuova definizione della maggioranza qualificata al Consiglio. Tuttavia, quasi tutta la sostanza del Trattato costituzionale sembra essere salva con il Trattato modificativo. Dal punto di vista meramente quantitativo, scompaiono solo 5 articoli, su un totale di 448, o addirittura di 467 se si aggiungono i protocolli relativi ai parlamenti nazionali e ai principi di sussidiarietà e proporzionalità. E, tutto sommato, la sostanza persa negli articoli non del tutto ripresi, nonché negli articoli modificati a favore dell’operazione Trattato modificativo, non è così importante. Lo scopo delle modifiche operate mediante gli emendamenti ai trattati vigenti non è così diverso da quello delle modifiche inserite attraverso il Trattato costituzionale, a prescindere dagli aspetti formali […]. Se vi è stato un beneficio nel cosiddetto “periodo di riflessione”, è probabilmente quello di aver offerto l’opportunità di intendere meglio che cosa l’Unione europea avrebbe perso in assenza del Trattato costituzionale. L’essenziale del Trattato costituzionale verrà salvato con il Trattato modificativo del 2007, purché esso non incontri gli stessi problemi di ratifica cui era andato incontro il Trattato del 2004.
(da J. Ziller, Il nuovo Trattato europeo, Bologna, il Mulino, 2007, pp. 43-49)*
Riferimenti Bibliografici
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