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Il corpo continua a restare, almeno per alcuni aspetti, «una presenza repressa, troppo spesso ignorata o dimenticata» (Roy Porter) sul versante della dimensione storica, come anche su quello delle scienze sociali. Sembra dunque necessario analizzare il sorgere, in un periodo storico preciso, di una marcata attenzione a livello individuale e collettivo verso il corpo e la sua rappresentazione simbolica. Questa tematica emerge con forza come un dato irrinunciabile, come la sigla obbligata con la quale potevano essere descritti, catalogati e studiati una serie di fatti e di fenomeni differenti fra di loro nel periodo che si dipana dal pieno Rinascimento sino al declino della Controriforma. È un’epoca che si dilata sino al pieno Seicento, e durante la quale l’idea di corpo appare in larga misura compatibile con il rispetto dell’ordine sociale e della conformità confessionale, anzi viene ad essere considerata come il modello ideale di composizione armoniosa e disciplinata di parti tra loro diverse. Assistiamo così a pratiche di violenza nelle stanze della tortura, a perizie di medici e chirurghi sul luogo dell’omicidio, a simulazioni di malattie invalidanti per indurre pietà e ottenere ricompense, a controlli sugli appestati, sui sospetti reclusi nei lazzaretti, sui mendicanti. Si tratta di argomenti che permettono di svelare orientamenti e azioni che hanno segnato, nei secoli dell’età moderna, i percorsi seguiti per disciplinare il corpo dell’individuo e, nello stesso tempo, il corpo della società. Emerge così il tema più generale della stretta relazione che intercorre tra la fisicità dell’individuo e la struttura della società.
Riferimenti Bibliografici
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
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