La gestione e la valorizzazione del capitale umano in Italia come nel resto dei Paesi occidentali costituisce oggi un problema cruciale, ha spiegato Domenico De Masi, perché se da un lato esso rappresenta un serbatoio fondamentale per lo sviluppo economico, sociale e intellettuale, dall'altro è un bene molto fragile, in quanto non è preparato a rispondere alle esigenze della società attuale.
L'avvento della cosiddetta "società post-industriale", infatti, ha segnato un passaggio epocale, portando con sé significativi cambiamenti determinati dal progresso scientifico e tecnologico, dalla globalizzazione e dalla diffusione dei mass media, per citare alcuni fattori. A livello planetario si è definita una ridistribuzione dei poteri internazionali, secondo la quale le fabbriche vengono spostate in Paesi emergenti, meno attenti all'ecologia e al benessere dei lavoratori, mentre i Paesi più sviluppati sono interessati a produrre non più beni materiali, ma idee, nel senso di brevetti, provider, sistemi operativi per i computer, servizi o prodotti culturali. In queste società cambia anche la vita degli individui, basata su una serie di valori nuovi, quali l'intellettualizzazione, la creatività, l'emotività, l'estetica e la qualità della vita, connessi ad una generale valorizzazione della soggettività e ad una profonda mutazione delle coordinate spaziali e temporali.
In questo quadro Domenico De Masi ha sottolineato la necessità di ripensare e rivitalizzare il capitale umano, a partire innanzitutto dalle macchine formative di cui disponiamo: la scuola, da un lato, i mass media, dall'altro. Ai nuovi valori e al nuovo stile di vita, poi, deve corrispondere un ripensamento dell'articolazione di lavoro, studio e gioco. Mentre, infatti nella società industriale si tendeva a scindere in modo patologico questi tre elementi, nella società post-industriale, dove il 60% dei lavori è di carattere intellettuale, creativo e flessibile, è diventato non solo possibile, ma anche necessario unirli e intrecciarli al fine di massimizzare la produttività. In questo senso, Domenico De Masi parla di recupero della capacità di fare "ozio creativo", cioè un'attività in cui è quasi impossibile distinguere svago, lavoro e studio, educando le persone a divertirsi mentre lavorano, a lavorare mentre studiano, a studiare mentre lavorano e si divertono.