Diverse culture hanno elaborato il lutto per la mortalità degli individui e delle società, inventando al contempo strategie di sopravvivenza nell'arte, nella religione, nel pensiero e nelle istituzioni. Alla base di questa ricerca, vi è, ha spiegato Remo Bodei nel suo intervento, un dato proprio della condizione umana: il fatto cioè che gli uomini condividono la mortalità con gli altri animali, ma sono gli unici a sapere di dover morire e quindi ad aspirare, quasi come necessaria compensazione, a una paradossale immortalità postuma.
Remo Bodei ha ripercorso i diversi modi in cui la cultura occidentale ha elaborato questa ricerca: come memoria di una vita che si perpetua affidandosi alla fama e alla gloria, come immortalità religiosa o come aspirazione laica verso un avvenire radioso in una società senza classi o in un regno della libertà, o, nell'ambito della filosofia, in Platone ad esempio o più di recente in Pierre Hadot, come contemplazione dell'eterno. Altrettanto lunga nella nostra cultura è stata, a partire da Epicuro, l'elaborazione del sospetto che l'eternità raggiunta in questi modi sia puramente fittizia. Oggi, in particolare, questa perdita di fiducia nell'avvenire, che coglie sia le esperienze negative, giudicate irredimibili, sia quelle positive, ricercate solo nell'immediato, produce una tendenza alla contrazione delle aspettative all'arco della caducità della sola esistenza fisica.
Remo Bodei ha evidenziato come sia problematica per la condizione umana non solo la fiducia o meno nell'avvenire, ma anche la sola possibilità della riuscita di un qualunque progetto. Nella ricerca di felicità e di soddisfazione, infatti, l'uomo può mirare in alto, ma anche spesso cadere in basso, perché egli è, come aveva già affermato Pico della Mirandola, un "camaleonte", sospeso tra la divinità e la bestialità. All'uomo è, comunque, sempre aperta la possibilità di risorgere e redimersi ed è su questa possibilità che si basa l'essenza della buona novella del cristianesimo e di gran parte della nostra civiltà sia sul piano etico che giuridico, nella filosofia, in Niezschte o in Hegel ad esempio, come nella politica, e in particolare nei progetti politici che hanno segnato il Novecento.
Al di là di qualsiasi discorso sulla bontà o sulla cattiveria della natura umana, Remo Bodei ha posto l'accento sul punto in cui queste due radici del bene e del male si congiungono: l'immenso desiderio di vivere, la vivendi cupiditas, che anima la condizione umana prima di qualunque biforcazione fra divinità e bestialità.