Sia il lavoro degli uomini sia quello delle donne sono profondamente cambiati nel corso di questo secolo, dal punto di vista del tipo di lavoro e dal punto di vista del tempo che a esso viene dedicato. Il cambiamento riguarda sia il lavoro per il mercato sia il lavoro domestico e familiare. Tuttavia, entro questi cambiamenti anche radicali, due elementi sembrano viceversa profondamente immutabili. Il primo è la divisione del lavoro familiare, ovvero la sua attribuzione pressochè esclusiva alle donne, e in particolare alle mogli. Per quanto, infatti, il lavoro familiare possa essere mutato nei suoi contenuti, alleggerito dal punto di vista della fatica fisica, arricchito (e complicato) di contenuti relazionali, la sua dimensione di genere è rimasta sostanzialmente intoccata. Il secondo elemento è una conseguenza del primo: sono le donne, molto più degli uomini, non solo ad avere mutato nel tempo la composizione delle loro attività lavorative per il mercato e i familiari – e in particolare i modi della loro partecipazione al lavoro per il mercato – ma a dovere tenere conto delle interferenze e possibile competizione o conflitto tra di esse. Si badi bene, anche gli uomini con responsabilità familiari sono da queste vincolati (o motivati) nelle loro scelte lavorative molto più di quanto non venga rilevato nella letteratura sull’offerta di lavoro maschile. Anche essi, quindi, possono intensificare o meno la loro presenza sul mercato del lavoro, o presentarvisi in modo più o meno rigido, a seconda delle circostanze familiari e non solo delle caratteristiche della domanda di lavoro. E tuttavia per gli uomini l’interferenza delle domande familiari sull’attività lavorativa si presenta più, se non quasi esclusivamente, nella forma di una modifica del tempo che dedicano al lavoro remunerato che nella composizione delle attività di lavoro complessive, tra lavoro remunerato e lavoro familiare, come invece avviene per le donne. Perciò, mentre l’essere l’unico percettore di reddito della famiglia può indurre, anche costringere, un uomo a dedicare tutto il proprio tempo al lavoro remunerato, viceversa condividere con una moglie la responsabilità di procacciare il reddito familiare non induce necessariamente un marito a condividere il lavoro familiare. Con la conseguenza che la partecipazione della moglie al mercato del lavoro può contribuire a far aumentare il tempo libero del marito, ma non necessariamente la presenza di questi sulla scena familiare e nel lavoro che questa richiede, mentre riduce sia il tempo libero che la disponibilità di tempo per il lavoro familiare della moglie. Da questo punto di vista, è il comportamento delle donne sposate rispetto al mercato del lavoro a incidere di più – anche se in modo niente affatto lineare – sul benessere delle famiglie; perchè incide sui due elementi fondamentali di questo benessere: appunto la disponibilità di reddito e la disponibilità di lavoro familiare. In ltri termini, è la divisione del lavoro che fanno le donne, il modo in cui le donne combinano le proprie diverse attività lavorative a essere cambiato nel t6empo e a fare la differenza per il benessere loro e delle loro famiglie. Ed è a questo cambiamento che si deve anche quel poco o tanto di modifica che c’è stato nella divisione di genere del lavoro nella famiglia in questo secolo: nel senso che in un primo tempo le donne sposate hanno lasciato in prevalenza agli uomini il compito di procacciare il reddito per la famiglia, dedicandosi per parte loro a un lavoro familiare divenuto sempre più articolato; in un secondo tempo, ed è la storia degli ultimi vent’anni, hanno assunto sempre più, accanto alle responsabilità di lavoro familiare, anche quelle di secondo, e talvolta di primo o unico, percettore di reddito.
(da: C. Saraceno, Mutamenti della famiglia e politiche sociali in Italia, il Mulino, Bologna, 1998, pp. 49-51)
Riferimenti Bibliografici
- P. Donati (a cura di), Identità e varietà dell'essere famiglia: il fenomeno della pluralizzazione, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2001;*
- M. Nussbaum, Diventare persone. Donne e universalità dei diritti, il Mulino, Bologna, 2001;*
- C. Saraceno - S. Piccone Stella (a cura di), Genere: la costruzione sociale del femminile e del maschile, il Mulino, Bologna, 1996.*
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