Nelle fisionomie dei ritratti di Rembrandt sentiamo molto chiaramente che il processo di una vita, connettendo destino a destino, produce questo quadro del presente, trasportandoci, in una certa misura, ad un’altezza dalla quale la via fino ad esso può essere dominata con lo sguardo (…). Rembrandt ha raggiunto, per il movimento della vita, un’espressione artistica fino ad allora ignota, espressione che non può, certo, divenire metodo o stile, ma che resta legata alla genialità della sua persona. Certo, il ritratto fiorentino e veneziano non manca di anima e stile. Ma è una donazione di forma universale quella che strappa gli elementi all’immediatezza del loro venir vissuti, e quindi all’ordine della successione: la forma ha in sé un carattere compiuto, a cui i moti dell’anima possono proporre come materiali solo i propri risultati. Quello stile tipizzante non conduce in questo caso ad una somiglianza contenutistica degli individui (…) ma provoca una particolare specie di «universalità», cioè la rappresentazione dell’individuo ideale che si realizza attraverso l’astrazione da tutti i singoli momenti della sua vita. In Rembrandt l’universalità dell’uomo individuale significa invece l’accumulazione di questi momenti, che in una certa misura mantengono il loro ordine storico. In questo modo contengono il movimento della vita psichica, mentre il ritratto classico non solo è atemporale nel senso dell’arte, cioè indipendente dalla sua collocazione tra un prima e un poi del tempo mondano, ma possiede in se stesso, nell’ordine dei suoi momenti, una immanente atemporalità. Perciò i ritratti più intensi e più affascinanti di Rembrandt sono quelli dei vecchi, perché nella loro visione viene sintetizzato un maximum di vita vissuta.
(da G. Simmel, Rembrandt, in Id., Il volto e il ritratto. Saggi sull’arte, Bologna, 1985, pp. 143-44).
Riferimenti Bibliografici
- S. Alpers, L’officina di Rembrandt. L’atelier e il mercato, Torino, 1990;*
- R. Bodei, Destini personali. L’età della colonizzazione delle coscienze, Milano, 2002;*
- J.-L. Nancy, Il ritratto e il suo sguardo, Milano, 2002;*
- S. Schama, Gli occhi di Rembrandt, Milano, 2001.*
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