Lungo i secoli, nelle diverse tradizioni religiose, e in particolare in quella ebraico-cristiana, il tempo della redenzione è stato innanzitutto il tempo dell’attesa: l’attesa per la venuta o il ritorno del Messia, della resurrezione dei morti, del giudizio finale, della liberazione dai mali terreni e del risarcimento dei torti subìti. Ciò ha spesso comportato una svalutazione della vita terrena, ritenuta fonte di miseria e corruzione, e un disinteresse più o meno radicale per la vita sociale e politica. La riflessione teologica contemporanea sulla redenzione modifica profondamente questo atteggiamento e, arricchendo ulteriormente il senso di un’esistenza terrena vissuta secondo una prospettiva escatologica, restituisce la necessaria attenzione al modo in cui tale esistenza richiede di essere vissuta, con carità, nel presente. Il mondo che l’essere umano abita è infatti il frutto della creazione divina e gli è stato affidato affinché ne abbia cura, insieme agli esseri viventi che lo popolano. La custodia del creato non può perciò essere considerata come un compito secondario da assolvere in attesa della vita futura: nella relazione che lega l’essere umano al creato si dà la testimonianza della relazione che lega l’essere umano a Dio, la quale troverà il suo compimento nella realizzazione della promessa della redenzione. La custodia del creato deve perciò essere intesa nel suo senso più ampio, non solo come custodia del mondo naturale, ma anche come custodia della presenza dell’alterità e della trascendenza. È questo il senso, per esempio, di due recenti encicliche papali: la Caritas in veritate di Papa Benedetto XVI e la Laudato si’ di Papa Francesco. In entrambe, seppur in modo diverso, viene dato risalto all’impossibilità di considerare la crisi attuale del pianeta secondo paradigmi puramente secolari: la crisi ambientale non può essere affrontata e risolta senza tener conto della crisi sociale ed economica, che corrisponde alla mancanza di misericordia e di giustizia.
Con la seconda parte dei lavori sul tema della redenzione, il Centro Studi Religiosi si propone di approfondire la riflessione già avviata con il ciclo di lezioni che si è tenuto tra ottobre 2015 e gennaio 2016. Mentre nella prima parte è stata condotta una discussione su alcuni snodi teorici secondo una prospettiva storica di lungo periodo, ora viene dato maggiore spazio alle questioni aperte nella vita delle società contemporanee. L’intento è quello di comprendere quale ruolo può assumere la riflessione sulla redenzione e sulla salvezza nel guidare le azioni dell’essere umano nella sua vita terrena. Un ruolo la cui importanza non emerge soltanto nell’ambito della tradizione ebraico-cristiana, ma che è possibile rinvenire anche nella ricerca di senso che pervade le altre religioni e i nuovi movimenti religiosi. La riflessione teologica sulla redenzione può infatti contribuire al dibattito pubblico, trovando motivi di dialogo e confronto anche con la riflessione filosofica e politica, ripensando e approfondendo alcuni concetti che, troppo spesso utilizzati con superficialità, rischiano di trasformarsi in vuote etichette, mentre potrebbero in realtà contribuire a riconsiderare profondamente la relazione con l’Altro e con il mondo in vista della redenzione futura. Pensiamo, per esempio, al significato che concetti come quelli di solidarietà e responsabilità possono assumere nel mondo contemporaneo. Il primo trova nuova forza se, dotato di giustizia e carità, è finalmente disgiunto da un suo uso generico che lo assimila anche ad altre forme strumentali di coesione e associazione. Il senso della solidarietà, infatti, non risiede nella mera collaborazione, ma in una compartecipazione che si esplicita nell’amore nei confronti del prossimo e del più debole. Il concetto di responsabilità, di fronte alle trasformazioni che caratterizzano le società contemporanee, pretende di essere ulteriormente precisato e ampliato. In un mondo costituito da sempre più complessi sistemi di relazioni (sociali, produttive, commerciali, finanziarie, ecc.) è ormai riduttivo – oltre che falsamente rassicurante – affermare un punto di vista che prenda in considerazione solamente gli effetti immediati e diretti delle azioni degli individui e delle organizzazioni: ogni azione, anche la più minuta e quotidiana, proprio perché necessariamente parte di un insieme di relazioni più ampio e complesso, comporta effetti a lunga distanza, nello spazio e nel tempo, fino a condizionare la vita di persone che abitano in altri continenti e la vita delle generazioni future. Ogni individuo è dunque responsabile, seppur in forma indiretta, di azioni che producono effetti durevoli: prenderne coscienza e agire di conseguenza è ormai un compito che non possiamo più trascurare, se vogliamo tener fede al significato teologico della redenzione.
Riepilogo
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Informazioni e contatti | La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena, tel. 059.421237, fax 059.421260, csr@fondazionesancarlo.it. Il ciclo gode dell'accredito ministeriale per la formazione del personale della scuola (D.M. 18 luglio 2005). |