La città – la metropoli soprattutto – ha costituito per gran parte della riflessione del nostro secolo il simbolo stesso della condizione dell’uomo moderno. Anche nella fase più recente di accelerazione della modernità essa continua ad essere pensata come il laboratorio sociale e culturale in cui si costituiscono e vengono osservate e riflesse le trasformazioni che descrivono il presente e individuano le configurazioni a venire.
I mutamenti intervenuti hanno alterato profondamente i caratteri materiali e formali della città, innestandovi nuovi ambiti di elaborazione delle identità e ulteriori universi di riconoscimento e legittimazione. Il legame sociale, separato dalla natura e affidato alla tecnica, si fa sempre più astratto e immateriale, conducendo alla frammentazione degli spazi urbani e alla perdita progressiva del riferimento a un luogo; di qui emergono processi massicci di sradicamento e al tempo stesso rivendicazioni di nuovi confini localistici. Il declino delle tradizionali appartenenze di classe o di popolo si manifesta in nuove gerarchie di residenza, in reinsediamenti di povertà. L’indebolirsi dei rapporti personali diretti lascia il posto a una forma inedita di solitudine e di riserbo, mentre apre a una altrettanto inedita ‘socializzazione’ che si affida alle reti informatiche.
La liquidazione dello spazio reale, connessa alla globalizzazione degli interessi e alle tecnologie di trasporto e comunicazione veloci, rischia di vanificare anche i luoghi di diritto. Ne scaturisce una crisi della cittadinanza, che non appare più come un bene socialmente disponibile per tutti. Erose le certezze fondate sulle politiche di compensazione sociale, risulta acuito il senso di precarietà e compare una forma moderna di percezione della paura che trova espressione nel ricorso sempre più frequente alle categorie di rischio e sicurezza. Anche i canoni consolidati della percezione estetica si sono alterati e consunti, accelerando l’impoverimento non solo dei regimi sensoriali, ma della stessa esperienza individuale, ormai subalterna ad un immaginario visivo simbolicamente logoro.
Il ciclo di conferenze del Centro Culturale, sulla scorta delle indagini offerte dai cicli precedenti (La prova dello straniero, Tecnica e cultura, Natura e identità), intende ricomprendere criticamente la questione del moderno (evitando il catastrofismo nostalgico quanto la mera glorificazione del nuovo) a partire dalle forme di costruzione e revoca delle identità collettive e individuali di cui la città è riconosciuta come il luogo eminente.
Riepilogo
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