La narrativa si dice costruisca finzioni, mondi inesistenti come artifici delle parole. Abbassando solo di un poco la fiducia nel carattere duro della realtà e dello scorrere del tempo, ecco che queste finzioni possono apparire come compiuti mondi possibili che stanno accanto o avanti a quello reale in un modo che, mano a mano che procediamo nel racconto, ci pare perfettamente naturale.
Capita poi che questi mondi li ritroviamo dappertutto, come se fossero entrati nella superficie porosa della realtà o ne facessero parte stabilmente da molto tempo. Questo potere appartiene soprattutto alle scritture fantastiche e immaginative, quelle che paiono sortite da visioni improvvise e sogni di dormiveglia, nelle quali la realtà ci viene ripresentata come fosse un presagio o un’apparenza. I mondi singolari e compiuti di questi racconti sono fatti di una lingua e di frasi particolari, in cui riconosciamo dei toni famigliari e delle parlate locali, una gamma uditiva che li insedia nella nostra memoria come se vi appartenessero da sempre.
La settima edizione di VivaVoce propone l’ascolto di alcuni di questi mondi possibili scegliendo, tra i tanti che scorrono nell’immaginazione contemporanea, quelli che sembrano scossi da un fremito di riso trattenuto, che sorprendiamo a mescolare il tono epico con l’umoristico, il comico e il tragico, l’innocenza e l’ossessione. Ne viene una filiera di racconti poco noti, trascurati o famosissimi, alcuni ancora – e forse per sempre – inediti e affidati a questa unica prova vocale.
I lettori sono quelli più cari a VivaVoce e che più hanno caro questo insolito cerimoniale che trapassa la lettura in ascolto, le parole scritte in frasi percepite dentro un comune silenzio immaginativo.
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